8.5
- Band: IMMOLATION
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 24/02/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Parlare degli Immolation significa necessariamente confrontarsi con una delle realtà più influenti e rispettate dell’intero circuito death metal. Musicisti che hanno sempre anteposto la qualità alla quantità, la coerenza espressiva alle tentazioni offerte dalle mode del momento, nell’ottica di un percorso musicale votato alla continua rifinitura della propria formula, tra bagliori accecanti e digressioni infernali. Un divario netto e, per certi versi, imbarazzante con alcuni colleghi della vecchia scena a stelle e strisce, ormai incapaci di realizzare opere memorabili e degne del loro nome, che in occasione del qui presente “Atonement” si fa ancora più profondo e incolmabile. Già, perchè arrivati al traguardo della decima prova sulla lunga distanza, a quattro anni di distanza dal fortunato “Kingdom Of Conspiracy”, Ross Dolan e soci non solo confermano di essere immuni a qualsiasi forma di appannamento compositivo, ma danno alla luce il disco che più si avvicina ai fasti dei seminali “Dawn Of Possession” e “Here In After”. Senza timori di smentite. Undici brani di rara intensità e compattezza, mossi da istinti viscerali che scavano nelle tenebre più recondite per assurgere a qualcosa di mirabile e al contempo spaventoso, sulla scia del soggetto ritratto in copertina. La sei corde di Robert Vigna, in grado di evocare scenari apocalittici come se stesse per sopraggiungere l’Armageddon, è la migliore portavoce possibile di questa manifestazione di superiorità, e fin dalle prime battute dell’opener “The Distorting Light” dimostra di aver raggiunto il suo apice, in un flusso cangiante di contrazioni e distensioni, arabeschi dissonanti e sculture melodiche, asprezze e momenti di pura epicità, il tutto senza mai prescindere da un impatto e una concretezza tipicamente death metal. Un’ondata che si dipana inarrestabile, consapevole delle proprie tradizioni ma non per questo restia a mettersi in gioco, la cui avanzata trae continuamente forza da una ricerca del suono ingegnosa e vitale, sorprendente se si considera la carriera trentennale dei Nostri. Mai come ora, infatti, il gruppo di New York lavora di cesello su riff e arrangiamenti per confezionare canzoni che siano subito riconoscibili, inni alla decadenza che non possono fare a meno di esaltare l’operato di Steve Shalaty dietro ai tamburi e, soprattutto, di Dolan al microfono, per un risultato finale semplicemente magnifico. “Thrown To The Fire” si inserisce nel solco tracciato da una recente hit come “A Glorious Epoch”, accentuandone la componente drammatica fino a scuotere la terra e mozzare il fiato; “Destructive Currents” è, con ogni probabilità, l’episodio più catchy a portare la firma della band, mentre “Lower” trascende ogni definizione di visionarietà per scaraventarci all’Inferno con il suo incedere maestoso e terrificante, erigendo un muro tra il quartetto e la concorrenza. A fronte di tanto splendore non resta che prostrarsi e ringraziare. Ringraziare perchè se oggi siamo qui, innamorati di quel genere di musica chiamato death metal, un po’ è anche grazie a loro. Ringraziare per l’eterna abnegazione, la passione incalcolabile, il talento smisurato, che fanno di “Atonement” un autentico gioiello. Semplicemente inarrivabile.