7.5
- Band: IMMOLATION
- Durata: 00:44:09
- Disponibile dal: /02/2005
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
Gli Immolation sono da sempre una delle formazioni più sottovalutate della scena death metal mondiale. Sono gli autori di album favolosi e importantissimi come “Dawn Of Possession” e “Here In After” eppure, sfortunatamente, non sono mai stati sulla bocca di tutti come, ad esempio, i colleghi e connazionali Cannibal Corpse e Morbid Angel. C’è da dire che il gruppo di Ross Dolan agli inizi della carriera impiegava davvero troppo tempo per produrre un nuovo lavoro però bisogna riconoscere che ha sempre avuto molta sfortuna con le case discografiche (ne ha cambiate tre in sei dischi!) e questo certamente l’ha danneggiato: spesso infatti, soprattutto negli anni di massimo splendore del death metal, gli Immolation non godevano affatto di una promozione adeguata e spesso erano costretti a stare a guardare mentre tanti altri gruppi meno dotati giravano il pianeta in tour e vendevano vagonate di copie. Perseveranza e passione comunque non sono mai mancate loro e infatti, nonostante di recente dischi ripetitivi ma tutto sommato gradevoli come “Close To A World Below” e “Unholy Cult” siano arrivati nei negozi quasi del tutto in sordina, eccoli ritornare imperterriti con un nuovo album, che però ha tutte le carte in regola per portarli una volta per tutte sulla cresta dell’onda! “Harnessing Ruin” è infatti un lavoro davvero ammirevole, certamente una delle cose migliori mai concepite dal quartetto di New York. E’ raro vedere una band con circa quindici anni di carriera alle spalle che ha ancora voglia di sperimentare e che tira fuori dal cilindro del materiale così fresco ed ispirato. Gli Immolation questa volta a quanto pare non avevano affatto voglia di scrivere un album sparatissimo ed ignorante come i succitati “Unholy Cult” o “Close To A World Below”. Sono stati più attenti nel variare le ritmiche, si sono concentrati maggiormente sugli arrangiamenti, hanno dato un bello spazio alla melodia e hanno così prodotto un lotto di brani veramente interessante e competitivo. La cosa più evidente sin dal primo ascolto è che gli Immolation di “Harnessing Ruin” prediligono più che mai i midtempo ma all’interno di questi non fanno comunque mai mancare break tiratissimi, parti da headbanging e i loro ormai tipici riff dissonanti. I vecchi fan dunque non devono assolutamente temere una svolta commerciale o cose del genere: nel disco c’è spazio per tutti gli elementi che hanno reso famosa la band, questi sono soltanto articolati in maniera più intelligente ed immediata e accostati ad una vena melodica marcata ma decisamente criptica. Una formula, questa, che fa segnalare “Swarm Of Terror”, “Our Savior Sleeps”, la title track, “Dead To Me” e “At Mourning Twilight” come alcuni dei pezzi più convincenti mai scritti da questa formazione. Meritano sinceri applausi le performance di tutti i musicisti impegnati: Dolan e il suo inconfondibile growling appaiono davvero in forma, la coppia Vigna/Taylor macina riff che è una bellezza e si rende protagonista anche di assoli memorabili e infine il nuovo arrivato Steve Shalaty alla batteria non fa affatto rimpiangere il suo predecessore. “Harnessing Ruin” si fa perciò ascoltare con molto piacere, è un lavoro assai vario e curato e in futuro sarà molto interessante vedere come il gruppo sarà in grado di sviluppare alcuni dei nuovi spunti qui contenuti. Lascia un po’ d’amaro in bocca solamente la produzione, la quale avrebbe potuto essere un pochino più potente, ma tutto il resto, come dicevamo, è davvero degno di lode. Gli Immolation sono tornati alla grande e oggi il loro futuro appare più roseo che mai.