7.0
- Band: IMMORTAL
- Durata: 00:50:12
- Disponibile dal: 04/02/2002
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Con tutta onestà, attendevo con forte ansia ed un pizzico di timore il ritorno degli Immortal; innanzitutto perché ero curioso di vedere se i nostri sarebbero stati in grado di uscire da quel vicolo cieco prospettatosi nel precedente “Damned In Black”, fatto di riff thrash piatti e monocordi che stupravano completamente il sound ‘storico’ della band di Bergen (che, seppur interpretato in chiave differente, era ancora ravvisabile nell’ottimo “At The Heart Of Winter”), ed in secondo luogo se dopo il fenomenale exploit di vendite della loro penultima fatica, ci sarebbero state scelte stilistiche ancora più commerciali e ‘moderne’ per arrivare ad un pubblico sempre più ampio. Ed è mio dovere farvi assolutamente presente che specialmente quest’ultima non era una prospettiva poi così improbabile, a giudicare anche da alcune dichiarazioni rilasciate da Abbath nei mesi scorsi, in cui il nostro faceva riferimento ad una direzione stilistica che sarebbe risultata, specialmente nella produzione, molto più accessibile e ‘rock-oriented’. Ed allora leviamoci subito il dente avvelenato: “Sons Of Northern Darkness” è senza ombra di dubbio un buon album, pienamente in linea stilistica con quanto prodotto negli ultimi anni dalla band norvegese, e certamente molto più completo ed interessante del suo predecessore, ma che per fortuna non ha assolutamente alcun approccio rock, anzi. Pericolo scampato. Per modo di dire. Già, perché “Sons Of Northern Darkness” nonostante sia un album decisamente piacevole, e probabilmente quello suonato e prodotto con maggiore perizia nella storia di Abbath e compagni, non raggiunge, se non sporadicamente, i picchi registrati anche solo fino ai tempi del già citato “At The Heart Of Winter” (al quale ci sono tra l’altro continui rimandi e citazioni), e tantomeno quelli dei monumentali “Battles In The North” e “Pure Holocaust”, dai quali la band sembrerebbe aver preso sempre di più le distanze. Pensate soltanto che il brano più classicamente Immortal è in realtà il mid-tempo di “Beyond The North Wave” (tra l’altro il picco assoluto dell’intero album), e, se proprio vogliamo essere di manica larga, l’opener “One By One” e “Demonium”, che potrebbero tranquillamente essere intese come una fusione tra il black metal dei tempi andati ed il groovy black/thrash di “Damned In Black”; per il resto, ci troviamo in continuazione a fare i conti con riff, cambi di tempo ed atmosfere recuperate, ma ovviamente con intensità minore, da “At The Heart Of Winter”, come ad esempio nella complessità ed elaborazione di “Within The Dark Mind” e “Antarctica” o nel visibilissimo ‘plagio’ ai danni di “Withstand The Fall Of Time” in “In My Kingdom Cold”. Il resto dell’album si muove poi sullo stesso registro di “Damned In Black”, ma con una condivisibile marcia in più, specie nell’eccellente title-track, nell’heavy-oriented “Tyrants” o “Demonium”, che sicuramente accontenteranno quanti avevano apprezzato il precedente capitolo della storia degli Immortal. Difficile quindi dare un giudizio sommario negativo su “Sons Of Northern Darkness”: gli Immortal sono senza dubbio riusciti a risollevarsi dalla mediocrità oggettiva del precedente platter, riuscendo ad insistere maggiormente sulla componente atmosferica della propria formula e privilegiando le potenzialità di alcuni spunti presenti sul loro lavoro del 1999, uscendone decisamente a testa alta. Certo, un pizzico di nostalgia per i tempi degli Old Funeral o di “Diabolical Fullmoon Mysticism” rimane…