IMPALED NAZARENE – Suomi Finland Perkele

Pubblicato il 11/05/2014 da
voto
8.0
  • Band: IMPALED NAZARENE
  • Durata: 00:30:02
  • Disponibile dal: 16/10/1994
  • Etichetta:
  • Osmose Productions
  • Distributore: Audioglobe

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Basterebbe l’introduzione brevissima e assolutamente indimenticabile di quest’album per riassumere lo spirito degli Impaled Nazarene. Dopo aver dato alle stampe due album da cui non si può prescindere, quali il debutto “Tol Cormpt Norz Norz” e “Ugra Karma”, la band finnica consacra il suo status con questo importantissimo e memorabile “Suomi Finland Perkele”. Siamo nel 1994, il black metal sta uscendo pian piano dalle tenebre e si riesce a definirlo; i gruppi e i loro membri iniziano ad essere conosciuti da tutti e tutto inizia a diventare concreto e focalizzato. Sin dai suoi esordi, la scena finlandese black metal è stata assai particolare ed intrigante, e di certo gli Impaled Nazarene sin da subito ne hanno incarnato la ludica follia, l’irriverenza e l’anarchia. A guardare la formazione che ha suonato su questo album vengono i brividi: a prescindere dall’onnipresente Mika Luttinen alla voce e da suo fratello Kimmo ‘Sir’ Luttinen alla batteria, al basso troviamo Taneli Jarva (ex cantante/bassista/tastierista dei Sentenced, impossibile dimenticare la sua performance sul capolavoro “Amok”) e naturalmente alla chitarra Jarno Anttila. Da questi quattro elementi era lecito attendersi un capolavoro, e così è stato. “Suomi Finland Perkele” è forse l’album più freddo e votato ad un black metal violento seppur calcolato, ma è anche la release di congiunzione tra la prima ‘incarnazione’ sonora della band e quello che sarà il suo futuro. Le danze si aprono all’insegna del black metal puro e “Vitutuksen Multihuipennus” è una grandissima song di black metal glaciale. La successiva “Blood Is Thicker Than Water” ha un grande feeling, è lenta e vagamente melodica, ma di grande impatto; é un pugno allo stomaco, ma ha anche grandi arrangiamenti black metal e ricorda un po’ i connazionali Thy Serpent. “Steelvagina” è un titolo geniale per una song irriverente e solo pochi come gli Impaled Nazarene riescono a creare simili neologismi! E’ brutto ripetersi ma siamo alla presenza di un altro grande brano black metal con un riffing non convenzionale e piuttosto intricato per lo standard minimale di quel periodo. Del resto gli Impaled Nazarene sono sempre stati sufficientemente tecnici ed infatti dal vivo sono, ancora oggi, una vera sicurezza. “Total War – Winter War” è uno dei brani simbolo di questo album e forse dell’intera carriera del gruppo: l’inizio è stato ripreso dalla band statunitense dei NON, ma è stato riproposto più in chiave hardcore rispetto alla versione originale votata invece maggiormente all’industrial music. Il brano è veloce e diretto e su questa caratteristica la band baserà negli anni i suoi album e la sua fortuna. Qui c’è già quel tocco marcato hardcore/punk che esploderà sull’album successivo “Latex Cult” e che continuerà anche in futuro a manifestarsi nelle release della band finnica. Discorso un po’ diverso per “Quasb (The Burning)”, dove vengono utilizzati in modo esplicito i synth per creare un’atmosfera occulta: la canzone sembra una preghiera satanica e dimostra semplicemente quanto siano imprevedibili ed inclassificabili gli Impaled Nazarene. Poi bisogna trattenere subito il fiato perché arriva “Kuolema Kaikille (Paitsi Meille)”, e si riparte a mille all’ora. Qui abbiamo la schizofrenia omicida black metal nella sua essenza, ovvero ciò che gli Impaled Nazarene sanno e sapranno sempre trasmettere in modo ottimale ai loro fan. Questo brano ha una durata effimera, neanche un minuto: un minutaggio più adatto ad un brano hardcore che ad uno black metal. Segue “Let’s Fucking Die” con il suo incitamento ritmico ad un pogo selvaggio grazie a quel tocco punk che, abbinato alla base black metal, raggiunge un vertice esplosivo davvero incredibile. Con “Genocide” ancora una volta la band si vota all’attacco sonoro frontale. Questo è un brano breve, intenso, diretto e feroce, con un buon riffing black metal di base, mentre il cantato di Mika qui si fa particolarmente sgolato ed incazzato, neanche imitasse Watty Buchan degli The Exploited! Arriva poi “Ghettoblaster”, che sintetizza al meglio il posto riservato a quest’album all’interno della discografia degli Impaled Nazarene: ovvero il fulcro del passaggio dallo stadio black metal a quel sound più variegato che diverrà tratto distintivo nei futuri anni per la band. “The Oath Of The Goat” è, inaspettatamente, un brano riflessivo e pacato, dal feeling vagamente catastrofico. Si tratta di un pezzo meno scontato di quello che potrebbe sembrare, è l’ennesimo esempio di come questo gruppo non si sia mai e poi mai sentito costretto entro determinati schemi stilistici preconfezionati a costruire le strutture delle canzoni. “The Oath Of The Goat” è un degno finale per un album pieno di sorprese ed è una conferma: gli Impaled Nazarene sono un gruppo imprevedibile, ma anche un gruppo che suona una gran bella musica! In molti si sono allontanati negli anni da questa formazione solo perché non ha mantenuto il proprio stile entro i confini angusti del black metal incontaminato. Ma non per questo gli Impaled Nazarene non sono una grande realtà. “Suomi Finland Perkele” ed altri loro lavori lo dimostrano con forza.

TRACKLIST

  1. Intro
  2. Vitutuksen Multihuipennus
  3. Blood Is Thicker Than Water
  4. Steelvagina
  5. Total War - Winter War
  6. Quasb (The Burning)
  7. Kuolema Kaikille (Paitsi Meille)
  8. Let's Fucking Die
  9. Genocide
  10. Ghettoblaster
  11. The Oath Of The Goat
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