IMPERIAL TRIUMPHANT – Goldstar

Pubblicato il 22/03/2025 da
voto
7.5
  • Band: IMPERIAL TRIUMPHANT
  • Durata: 00:38:28
  • Disponibile dal: 21/03/2025
  • Etichetta:
  • Century Media Records

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Eccoci giunti con “Goldstar” alla sesta fatica del trio mascherato, che non passa certo a scrivere canzoni punk, ma comunque continua sulla strada intrapresa con il precedente disco: arrangiamenti molto meno folli (per il solo gusto di farlo, aggiungeremmo) e brani più strutturati, donandoci un disco decisamente godibile.
La schizofrenia resta sovrana, basti pensare al contrasto tra il death metal quadrato del primo brano e l’avvio quasi etnico della successiva “Gomorrah Novueaux”; un pezzo che si muove su riff circolari e insieme deliranti, senza cedere granché quanto a crudezza e cattiveria. La suadente cadenza di “Lexington Delirium”, tra delicati arpeggi, bridge doom, un riffing forsennato e un finale meravigliosamente space, vede la prima ospitata del disco, con la presenza di Tomas Haake dietro le pelli; il batterista dei Meshuggah non necessita certo di presentazioni e, quanto a tecnica, possiamo decisamente dire che il connubio con i tre newyorchesi funziona a meraviglia.
“Hotel Sphinx” offre un campionamento di Walter Carlos dalla colonna sonora di Arancia Meccanica, mentre i quarantasette, devastanti secondi grindcore di “NEWYORKCITY” vedono la presenza di Yoshiko Ohara dei Bloody Panda alla voce, e vengono subito equilibrati dalla finta reclame anni Sessanta dell’altrettanto breve, e divertentissima, “Goldstar”. “Rot Moderne” è un pezzo semplice – almeno nell’ottica degli Imperial Triumphant – , che fa del suo incedere quadrato la sua forza. “Pleasuredome” vede quindi il ritorno di Haake con la ciliegina del duetto, anzi trio, con Sua Maestà Dave Lombardo; è un brano che unisce la cupezza e i rintocchi di “Black Sabbath” a un’intersecazione tra technical death metal, chitarre quasi djent, una linea di basso free jazz e un intermezzo di batteria su ritmiche caraibiche. Forse il brano che più rimanda a certi loro eccessi del passato, ma lo fa con brio e in maniera tutto sommato divertente. Chiude il disco “Industry Of Misery”: il brano più lungo, nuovamente legato nella sua complessità ai canoni più tipici della band, anche se la sinuosità orientale che prende piede da metà brano allontana i fantasmi più onanistici in favore di un certo gusto da jam psichedelica.
Come evidente, “Goldstar” non è un disco semplice e diretto, eppure riesce a donare diversi momenti esaltanti e che entrano sotto pelle, confermando la capacità dei tre di scrivere brani sì astrusi, ma che non perdono più, come ci pareva in passato, il filo di una costruzione sonora definita.

TRACKLIST

  1. Eye Of Mars
  2. Gomorrah Nouveaux
  3. Lexington Delirium
  4. Hotel Sphinx
  5. NEWYORKCITY
  6. Goldstar
  7. Rot Moderne
  8. Pleasuredome
  9. Industry Of Misery
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