7.0
- Band: IMPERIAL TRIUMPHANT
- Durata: 00:54:43
- Disponibile dal: 22/07/2022
- Etichetta:
- Century Media Records
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Sarà merito di un approccio più scanzonato, dei numerosi ospiti con cui si confrontano su questo disco oppure, semplicemente il caldo opprimente di questo luglio ci sta dando alla testa, ma dopo diversi anni (e album) torniamo finalmente ad apprezzare un disco degli Imperial Triumphant.
Sottolineiamo ‘finalmente’, visto che nelle recensioni delle precedenti uscite non puntavamo certamente alla critica gratuita verso musicisti che, dal punto di vista tecnico, non hanno nulla da dimostrare, pur tuttavia trovavamo poco costrutto e tanta, troppa voglia di stupire senza quel giusto approccio di divertita sperimentazione che, almeno a nostro parere, fa una grossa differenza. Qui gli Imperal Triumphant si ricordano realmente da dove vengono, ossia la New York dei vicoli afosi e del disagio, più che quella dei localini jazz alla moda, e poco importa che siano la schizofrenia e i tempi dispari a dare ancora una volta forma ai loro deliri: c’è (nuovamente) John Zorn, ma virato in salsa Naked City da una parte, e i Secret Chiefs 3 dall’altra a fare da stelle attorno a cui orbita, semplificando, questo “Spirit Of Ecstasy”, e il divertimento non a caso cresce. Come sempre, si parte dall’ossatura di Grohowski, che dietro le pelli dipinge ritmiche talora di stampo jazz, altre volte furiose, e l’imprevedibile intersezione tra esse e un riffing malato torna ad essere il punto di forza di questa band, allargata a questo giro a vero e proprio collettivo; torna il sax di Kenny G a squarciare sardonicamente i momenti più incalzanti, spesso in contrappunto con le invenzioni di Blanco alle tastiere/macchine, mentre alla chitarra danno manforte a Ezrin personalità del calibro di Alex Skolnick e Trey Spruance: come dire, prendete eleganza, follia e due metronomi e lasciate che accada l’imprevedibile. Imprevedibile che, finalmente (facciamone l’avverbio cardine di questa recensione, suvvia), crea paesaggi sonori da colonna sonora malata ma compiuta, passando da orrori primordiali (“Metrovertigo”, dove si sente molto la mano di Spruance) al delirio di una giornata di pioggia, scioperi e attentati tutti assieme a New York (come nel caso della spiraliforme e straniante “Tower Of Glory, City Of Shame”). Abbiamo citato due soli brani, peraltro posti in avvio, ma la qualità e la tensione – in senso positivo – non si allentano quasi mai, in queste tracce. Pur mantenendo la lunghezza e l’imprevedibilità ormai note, non senza una certa pesantezza che richiede ascolti misurati, le tracce qui presenti mischiano a dovere oscurità, passaggi squillanti, citazioni classiche ed evocazioni sensoriali; capita così di godere del tecno-death-grind – o chiamatelo come volete – di “Death On A Highway” senza nemmeno accorgersi dell’innesto del sax, o di ritrovare con un sorriso i vecchi Mr. Bungle nel brano successivo, trovando poi un senso persino a “Bezumnaya”, dove i droni incontrano il Miles Davis Quintet.
Tutto facile, tutto lineare, tutto infine adatto a menti semplici? Decisamente no. Serve impegno e predisposizione anche a questo giro, ma semplicemente gli Imperial Triumphant sembrano essere scesi dal loro piedistallo per mischiarsi a noi umani e far divertire anche il loro pubblico; forse, persino, con un sorriso sulla faccia, ma non sapremo mai le emozioni che vivono dietro quelle ieratiche maschere.