7.5
- Band: IMPERISHABLE (SE)
- Durata: 00:35:57
- Disponibile dal: 11/04/2025
- Etichetta:
- Hammerheart Records
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Con il loro secondo album, “Swallowing the World”, gli Imperishable dimostrano una volontà chiara di evoluzione artistica, spostando la propria proposta musicale su coordinate un filo meno prevedibili rispetto all’apprezzato debutto “Come, Sweet Death”, uscito un paio d’anni fa. Se l’esordio della band di Gothenburg era profondamente radicato nel death metal svedese old school, con un approccio che strizzava l’occhio soprattutto a veterani come i Dismember, con tanto di richiami al classic metal sulla scia dell’evoluzione sonora del gruppo di Fred Estby, questa nuova fatica discografica offre una visione più sfumata e variegata del loro sound.
L’abbandono del timbro ruvido associato all’iconico pedale HM-2 è una scelta abbastanza coraggiosa che, se da un lato mitiga l’impatto immediato dell’opera, dall’altro consente alla band di esplorare un approccio più pulito e dinamico. Le influenze vecchia scuola permangono, ma si orientano verso un territorio di matrice black-death più affine a quello degli Unanimated, come si percepisce chiaramente dall’opener del disco, “Bells”. Questa brillante traccia iniziale è un’autentica dichiarazione d’intenti: un black-death metal tradizionalista che sa mescolare agilità e melodia, ricordando il caposaldo “Ancient God of Evil”, ma arricchito da ulteriori venature heavy metal che gli conferiscono grande immediatezza. Si tratta di uno dei momenti più ispirati dell’album, capace di catturare l’ascoltatore sin dalle prime battute con la sua energia contagiosa.
Tuttavia, dopo questo avvio brillante, in cui rientra anche la successiva “Blood to Bleed”, l’album nel corso del suo sviluppo subisce qualche leggero calo di tensione. In alcuni passaggi, gli Imperishable cercano infatti di ampliare il proprio spettro musicale con soluzioni più complesse e strutturate, dispiegandosi su parentesi che richiedono ascolti più attenti per essere assimilate. I midtempo e le composizioni più rocciose che seguono risultano infatti meno immediate e arrembanti, lasciando la sensazione che la band stia cercando di aggiungere varietà al proprio repertorio per non replicare troppo la struttura dell’opener, la quale esalta subito soprattutto per il suo taglio estremamente diretto ed euforico. Un paio di pezzi risultano in effetti un filo macchinosi, a rafforzare l’impressione che un approccio più snello e diretto avrebbe giovato all’insieme. In sostanza, quando il gruppo rallenta il ritmo e opta per registri più densi, alcune fasi tendono a diventare vagamente interlocutorie, quasi impantanandosi in un eccesso di ponderazione che spezza un pochino il fluire naturale dell’ascolto.
Dietro la guida dei fratelli Holmberg (rispettivamente chitarra e batteria), già noti per la loro militanza nei più affermati Vampire, gli Imperishable dimostrano comunque una padronanza tecnica e compositiva indubbia. Le loro radici affondano saldamente nella tradizione del death metal scandinavo, ma la capacità di incorporare elementi heavy metal e di giocare con dinamiche più leggere conferisce al progetto un’identità interessante. In più episodi ci troviamo al cospetto di un gruppo rispettoso dei classici e al contempo dotato di guizzi sopra la media nella rifinitura della proposta.
È proprio questa miscela di vari tipi di tradizione che rende la band accattivante, anche se appunto resta la sensazione che manchi ancora un ultimo piccolo tassello per raggiungere la piena maturità artistica.
In conclusione, “Swallowing the World” è un disco che conferma gli Imperishable come una realtà promettente nel panorama del death metal scandinavo. Nonostante qualche calo, l’album lascia intravedere un potenziale notevole e una visione artistica in evoluzione. Con un songwriting più compatto e qualitativamente costante, la band svedese potrebbe quindi spiccare il volo e ritagliarsi un posto di rilievo nella scena internazionale. Un ascolto comunque consigliato, specialmente agli amanti del black-death metal svedese che apprezzano anche un tocco di classicismo nella propria musica.