7.5
- Band: IMPERIUM DEKADENZ
- Durata: 01:03:09
- Disponibile dal: 08/26/2016
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Seguendo una tabella di marcia meticolosa, che da circa un decennio prevede un nuovo album ogni tre anni, gli Imperium Dekadenz arrivano con “Dis Manibvs” a rilasciare il quinto full-length di una carriera che ormai da qualche tempo non è nuova all’acclamazione da parte di critica e pubblico. Il marchio di fabbrica sapientemente delineato con gli apprezzati lavori usciti per Season Of Mist viene mantenuto come linea guida anche in questa nuova opera, ciò nonostante “Dis Manibvs” non si può definire una esatta copia dei suoi diretti predecessori: seppur con un suono pienamente riconoscibile, l’approccio dei black metaller tedeschi è parzialmente mutato e ciò lo si può notare sia nella struttura delle canzoni che negli arrangiamenti. Rispetto al recente passato, il materiale possiede infatti un’andatura più rilassata e sembra basarsi su una miscela di sonorità meno eclettica, in cui la melodia è spesso l’elemento dominante e dove epicità e malinconia risultano maggiormente indirizzate alla funzionale progressione del pezzo, piuttosto che a destare lo stupore dell’ascoltatore in mezzo ad una valanga di altre soluzioni. Questa volta durante l’ascolto tornano alla mente soprattutto i Drudkh più placidi, più di ogni altro vecchio punto di riferimento, vuoi per la notevole durata dei vari episodi, vuoi per il frequente utilizzo di arie elegiache capaci anche di evocare echi post rock. Anche se blastbeat e doppia cassa continuano a sorreggere gran parte del materiale, gli Imperium Dekadenz qui danno insomma l’impressione di essersi un po’ stancati del black metal propriamente detto, così come sembra stare loro stretta l’affiliazione a quel panorama pagan/folk che da sempre fa proseliti in Germania. Con “Dis Manibvs” il duo ci regala un album particolarmente elegante, apparentemente ispirato agli spunti più nostalgici e al contempo orecchiabili del loro vecchio repertorio. La carne al fuoco è parecchia con diverse tracce sui sette/otto minuti, che allineate in un ascolto ininterotto possono costituire un’esperienza estenuante. Dalle prime fruizioni, tuttavia, emergono quasi immediatamente “Only Fragments of Light”, “Still I Rise”, la title track e “Volcano”, canzoni in cui la band incastona una lunga serie di aperture memorabili, riuscendo nell’impresa di risultare ambiziosa, ma anche viscerale e spontanea come un gruppo all’esordio. Con una capacità di sintesi un filo più sviluppata avremmo potuto davvero parlare di un grandissimo ritorno, ma i fan e i grandi appassionati del black metal epico/atmosferico si preparino comunque a mettersi comodi in poltrona.