7.5
- Band: IMPLORE
- Durata: 00:35:28
- Disponibile dal: 28/10/2022
- Etichetta:
- Church Road Records
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Esce – in sordina – per la piccola Church Road Records, questo nuovo capitolo della saga Implore. Il gruppo crust/grindcore di (lontana) origine tedesca – oggigiorno sostanzialmente internazionale – ha strutturato la propria carriera principalmente sull’attività live, suonando praticamente ovunque nell’ultimo decennio, tuttavia non è mai venuta a mancare una certa cura nel lavoro in studio, con una discografia che ha mostrato quasi sempre una certa crescita sia compositiva che di ambizioni. In carriera la band ha anche fatto parte del roster di una label importante come Century Media, ma con questo nuovo “The Burden of Existence” si torna al più comodo e consono mondo underground, attuando una strategia di estraniazione che ben si sposa con il tipico carattere bellicoso e polemico della proposta musicale. “The Burden…”, tuttavia, non è un’opera ‘buttata lì’, violenta ma magari poco curata a livello strutturale o contenutistico. Per questo quarto full-length, i ragazzi hanno anzi deciso di spingersi un pochino oltre la loro classica comfort zone, provando talvolta ad armonizzare la loro tipica tradizione grind, ‘blackened crust’, d-beat, ecc. con certe rotondità del post-metal più cupo e avvolgente. A evidenziarne l’occasionale diversità con il vecchio repertorio è in primis la durata delle composizioni, oggi spesso vicine ai quattro minuti, diretta conseguenza del maggior numero di strappi, di midtempo e di cavalcate strumentali che il quartetto ha adottato in questa sede. Le ritmiche e uno sviluppo leggermente più ragionati rendono ancora più denso e introspettivo il continuum sonoro di “The Burden…”, ma va certo sottolineato come nessuno degli episodi della tracklist ceda a una particolare ridondanza: nonostante una maggiore stratificazione, la musica riesce infatti a mantenere costantemente alto il livello di tensione in ognuna delle sue parti, rendendo anzi più incisive e penetranti i passaggi in cui la band spinge davvero il piede sull’acceleratore. Siamo davanti a un insieme di ingredienti che compongono una formula in continua mutazione, ma che al contempo riesce a dare un’idea di coesione e unità compositiva. Evidentemente, gli Implore hanno qui voluto architettare qualcosa di diverso, cercando quasi sempre di prendere la strada meno battuta, senza comunque svincolarsi del tutto dai generi e dai loro soliti punti di riferimento. Vengono quindi alla mente, come di consueto, Converge, Weekend Nachos e Trap Them, oppure The Secret e Rotten Sound nei momenti più crudi, ma l’intera tracklist questa volta pare avere qualcosina in più, vuoi per la rinnovata capacità interpretativa di Gabriel Dubko e compagni, vuoi per la maggior cura nelle dinamiche, che rendono ogni pezzo un capitolo a se stante tutto da scoprire. Un disco di rilievo, insomma, senz’altro il più completo della discografia della band.