7.5
- Band: IN FLAMES
- Durata: 00:48:00
- Disponibile dal: 04/04/2008
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Non c’è forse nessun’altra band del panorama mondiale metal ad aver spaccato in due fan e critica come gli In Flames negli ultimi anni; dopo i leggendari (è proprio il caso di definirli così) album del passato – stiamo parlando di gemme quali “The Jester Race”, “Colony” e “Whoracle” – il combo svedese ha intrapreso un cammino da alcuni definito controverso, da altri evolutivo ed esaltante, che ha mutato il loro stile e che inevitabilmente ha portato all’odierna spaccatura che coinvolge fan e critica specializzata. Ora, a poco più di un anno dall’apprezzato (sono tra coloro che l’hanno amato) “Come Clarity”, ecco tornare la band di Fridén e soci con l’atteso “A Sense Of Purpose”; precisiamo subito una cosa: se la precedente release non vi è piaciuta, fermatevi pure qui con la lettura della recensione perché “A Sense Of Purpose” riprende quasi totalmente le sonorità di “Come Clarity”. Sin dalla cover, realizzata da Alex Pardee, si capisce come l’evoluzione stilistica abbia portato la band abbastanza lontano dalle sonorità degli inizi e se osservate nel dettaglio la cover del primo singolo “The Mirror’s Thruth”, opener dell’album, capirete che la svolta è definitiva (soffermatevi sull’immagine riflessa nello specchio…). Al di là di queste considerazioni, il combo svedese confeziona un album dal forte impatto, melodico e al tempo stesso potente che coniuga alla perfezione il loro tipico sound con declinazioni sicuramente più commerciali ma non per questo meno apprezzabili. Dodici song per un totale di circa 50 minuti di musica non sono poco, soprattutto alla luce della particolarità del loro stile; uno stile che difficilmente trova una definizione, viste le numerose contaminazioni presenti: così il melodic death degli esordi si è intrecciato con l’alternative metal e il cosiddetto swedecore, senza dimenticare le influenze dettate dal nu-metal. Il risultato è uno stile sicuramente unico e particolare, e questo fa degli In Flames una band che senza ombra di dubbio si distingue dal resto del panorama metal, nel bene e nel male, dividendo inevitabilmente il pubblico ad ogni uscita. Ogni loro album non può essere definito un capitolo a sé, ma una naturale evoluzione del sound che muta a seconda delle influenze e della crescita artistica della band. Sicuramente anche questo album spaccherà in due gli ascoltatori: chi lo amerà senza condizioni, e chi invece lo stroncherà; analizzandolo attentamente si arriva alla conclusione che il combo svedese si è evoluto e, come si sa, non sempre le evoluzioni portano a risultati apprezzati da tutti. Ma in quasi vent’anni di carriera è sicuramente molto più lodevole lavorare sul proprio stile cercando nuove e innovative soluzioni, piuttosto che riproporre sempre lo stesso piatto riscaldato, magari camuffandolo con accorgimenti dell’ultima ora. Questo album è il risultato del lavoro svolto dalla band sul proprio stile, sul proprio modo di fare metal, un’ulteriore evoluzione rispetto a “Come Clarity”, anche se sicuramente meno traumatica rispetto al passato; ognuno lo può giudicare a proprio modo, ma la classe di questi cinque ragazzi svedesi è senza dubbio di grande livello.