4.5
- Band: IN FLAMES
- Durata: 01:03:44
- Disponibile dal: 28/08/2020
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Diciamolo subito: sebbene nella vasta discografia degli In Flames le pietre miliari siano probabilmente altre (“The Jester Race”, “Colony” o “Reroute To Remain”, a seconda dei punti di vista), la scelta di celebrare proprio “Clayman” ha una sua logica sia soggettiva (l’uomo di creta è l’alter-ego del mastermind Friden, che non a caso ha chiamato così anche la sua linea di abbigliamento) che oggettiva, dato che proprio questo album ha spalancato al quintetto svedese le porte del paradiso d’oltreoceano, diventando uno termine di paragone importante per una frangia della NWOAHM. Detto dei motivi storici, ed espresso il nostro apprezzamento per il nuovo artwork, comprendiamo meno il senso di ri-registrare quattro tracce con la nuova formazione, dato che 3/5 della line-up attuale sono poco più che turnisti e gli unici due sopravissuti (quanto meno Friden) erano evidentemente molto più in forma vent’anni fa, come si intuisce facilmente confrontando la versione vecchia e nuova della titletrack. Similmente, la scelta di ritoccare gli arrangiamenti, se pur necessaria per giustificare il reboot, non fa che peggiorare la situazione, finendo col risultare una brutta cover di se stessi (si senta ad esempio la tastierina che apre “Clayman”). Detto che a livello di produzione quella di Fredrik Nordström era già perfetta anche rispetto agli standard attuali (decisamente più potente delle nuove versioni di Howard Benson), l’unico elemento d’interesse sembrerebbe essere l’inedito “Themes And Variations In D-Minor”, che di fatto però è semplicemente un pastiche strumentale (nello specifico un medley delle melodie portanti arrangiate in chiave orchestrale). Appurata la scarsa utilità del nuovo materiale, resta ovviamente la scaletta originale, il cui valore non è qui in discussione. Volendo festeggiare, sarebbe tuttavia bastata una semplice ristampa (magari del vecchio catalogo, edito in vinile nel 2014 ma non facilmente reperibile al giorno d’oggi), invece di annacquare l’immagine di un disco che, comunque la si pensi, ha segnato il crocevia tra un’epoca e l’altra. Negli ultimi trent’anni hanno sempre guardato avanti, e probabilmente è meglio continuare così.