voto
7.5
7.5
- Band: IN FLAMES
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 03/02/2006
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Nota: la recensione è condizionata dalla natura del promo messo a disposizione dall’arguta Nuclear Blast, nel quale, a parte l’opener e singolo del disco, ogni canzone sfuma dopo un paio di minuti, mentre “Your Bedtime Story Is Scaring Everyone” è addirittura assente. Ancora una volta complimenti a chi pensa che grazie a questi artifici si fermerà la pirateria musicale!
Da bruco a bozzolo di crisalide, da crisalide a farfalla. La metamorfosi sembra infine completata. “Come Clarity”, ottavo full-length album degli In Flames, rispecchia in pieno il suo titolo ed impersona alla perfezione la “venuta alla luce”, il “divenir chiaro” di ciò che la band svedese è diventata in sedici anni di vita. Senza neanche più prendere in considerazione il passato remoto degli scandinavi, per sempre ormai splendente di luce propria, la nuova release è la migliore fin qui pubblicata da quando Anders & C. hanno cambiato atteggiamento e orientamento musicale, ovvero dopo “Clayman”. Seguente due dischi buoni e sperimentali quali “Reroute To Remain” e “Soundtrack To Your Escape”, “Come Clarity” presenta i migliori ingredienti per fare realmente il “botto”, in una scena modern metal (non temete, i ragazzi non si sono trasformati in una metal-core sensation!) sempre più affollata e congestionata: innanzitutto, gli In Flames hanno il grandissimo pregio di essere riconoscibili dopo pochi secondi di musica, e nessuno ancora, secondo chi scrive, pur ispirandosi moltissimo a loro, riesce a superarne le gesta; in seconda battuta, per questa tornata le dosi di potenza e melodia, classico trademark del combo di Goteborg, sono state miscelate in maniera perfetta, bilanciando la violenza delle veloci e taglienti parti di chitarra con l’accessibilità disarmante dei ritornelli in voce pulita; infine, messe da parte un po’ le sperimentazioni, l’apporto dell’elettronica è stato leggermente diminuito ed inserito meglio nel songwriting del gruppo. La prima cosa che salta all’orecchio, fin dal primo ascolto, è la voce ultra-pulita di Anders Fridèn, mai stato così clean e ripulito da filtri vocali, la quale fa la parte del leone nei brani migliori del lotto, ovvero “Take This Life” (giustamente scelto come primo singolo), la title-track, avente un ritornello praticamente pop ma davvero stupendo, e l’ottima “Vacuum” (altro chorus sfavillante!). Come nelle precedenti due release, la tracklist è piuttosto corposa, ma stavolta, pur ammettendo che una decina di brani sarebbero bastati, bisogna dire che tutto l’album è godibile, proprio grazie al suo brillante impatto melodico e commerciale. Tutta la parte centrale, da “Dead End” – dove troviamo le female vocals di Lisa Miskovski, per alcuni ammiccamenti agli ultimi Lacuna Coil – a “Crawling Through Knives” è davvero ben realizzata e i pezzi scorrono via più che piacevoli. “Our Infinite Struggle” è probabilmente la song più scialba, mentre “Leeches” e “Reflect The Storm” danno davvero l’impressione, tramite la loro ricetta molto orecchiabile, di poter ambire quasi a posti di rilievo nei metal-pub più danzerecci (i vecchi fan si tappino pure le orecchie!). La produzione di “Come Clarity” è ovviamente perfetta, anche se si deve ammettere una certa marcata “plasticosità”, che farà distorcere il naso non poco agli estimatori di sonorità più grezze e barbare. Ormai lontani dai loro ex-cuginetti Dark Tranquillity, gli In Flames sembrano ora fare a gara con i Soilwork per lo scettro di melodic death metal band più commerciale del globo. Disco che farà sfracelli fra le nuove leve di metallari e fra gli estimatori più trendy della scena estrema d’oggigiorno. “The Jester Race” è solo un pallido ricordo… larva di bruco nei confronti di questa farfalla. A voi scegliere quale stato vitale preferire…
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