IN FLAMES – The Jester Race

Pubblicato il 01/01/1996 da
voto
8.5
  • Band: IN FLAMES
  • Durata: 00:40:14
  • Disponibile dal: //1996
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast
  • Distributore: Audioglobe
Streaming non ancora disponibile

“The Jester Race”, primo disco pubblicato dagli In Flames per la Nuclear Blast, sotto licenza della Wrong Again però, è l’album che fa uscire allo scoperto la bravura della band e la fa conoscere anche al di fuori degli ambienti underground. Fin dalla magnifica copertina, realizzata da Andreas Marschall, artista tedesco che all’epoca era molto richiesto dalle più disparate metalband, e ritraente l’avanzata dell’imponente carro armato/base strategica della Jester Race, si comprende bene come la formazione svedese abbia concepito un “signor disco”, degno di entrare nel gotha degli album death di ogni tempo. Alla voce è stato arruolato nel gruppo Anders Fridèn, un singer non superlativo ma certamente adatto per il sound abrasivo e tagliente udibile nel platter in questione. Avendo scarsa proprietà della lingua inglese, Anders si fa aiutare, nella traduzione dei testi dallo svedese all’inglese, dal chitarrista dei Dark Tranquillity Niklas Sundin (esisteva un continuo scambio di favori fra i componenti delle due formazioni principe del melodic death, soprattutto negli anni della loro affermazione), assieme al quale inizia a creare una sorta di concept grafico/lirico che andrà ad abbracciare anche le due successive opere del combo; concept davvero ben scritto, anche se molto difficile da interpretare, vuoi per le abbondanti allegorie utilizzate, vuoi per la fantastica ambientazione in cui si muovono i vacui personaggi della storia, protagonista della quale, comunque, è a tutti gli effetti l’Uomo. Il bellissimo prologo acustico di “Moonshield” è perfetto per introdurre l’ascoltatore al cospetto di un sound magniloquente, epico ed esaltante, pregno di sensazioni nostalgiche ed incredibilmente arrangiato: l’opener, pur soffrendo di un mixaggio non ottimale, diventa presto uno dei brani più importanti degli In Flames. Non si fa in tempo a riprendersi dalla valanga di note ascoltata ed ecco partire la breve strumentale “The Jester’s Dance”, piccolo gioiello di melodia e potenza, subito bissata dalla speed-death song “Artifacts Of The Black Rain”, per la quale la band gira anche un semplice video, caratterizzata dal primo di una lunga serie di riff portanti ultra-melodici che diventeranno il trade-mark assoluto del quintetto. “Graveland” (la preferita del sottoscritto) riprende il furioso discorso aperto con “Lunar Strain”, rivelandosi una bordata malefica di grande impatto, durante la quale Fridèn sfodera una delle sue migliori prestazioni di sempre (spettacolare l’urlo disumano seguente i versi “burn the visionnaire/kill ideologies/mankind must die”). Subito dopo tocca a “Lord Hypnos”, brano di secondo piano ma che mostra la grande versatilità compositiva dei nostri scandinavi; con “Dead Eternity” si giunge ad un altro momento topico del disco, grazie alle penetranti melodie della song ed al bel testo (scritto, per la precisione, da Jocke Gothberg), ripercorrente una singola, comune esistenza nel giro di cinque minuti; la canzone vede la breve apparizione (ancora!) di Oscar Dronjak alle backing vocals e cede il passo al perentorio incedere della title-track, probabilmente il pezzo più rappresentativo del platter, nonché quello più legato a solide radici classic metal, impreziosito da assoli di pregevole fattura. Si riprecipita a folli velocità con l’ottava “December Flower”, mazzata black-death che spazza via ogni velleità di resistenza e che contiene un accattivante solo di Fredrik Johansson, all’epoca nei (secondo voi chi? Ma certo…) Dark Tranquillity. Per far scemare l’adrenalina accumulatasi nel corpo dell’ascoltatore, e che rischierebbe di farlo collassare, gli In Flames piazzano a questo punto un gran bel pezzo strumentale, la lunga e complessa “Wayfaerer”, condita da molteplici soluzioni, fra le quali sognanti passaggi di tastiera suonati dall’ospite Kaspar Dahlqvist (Treasure Land, Dionysus). Chiude i giochi l’assalto feroce di “Dead God In Me”, stilettata finale che termina un disco pienamente soddisfacente ed appagante e che aprirà nuove strade alla nascente stella del firmamento metal…

TRACKLIST

  1. Moonshield
  2. The Jester's Dance
  3. Artifacts Of The Black Rain
  4. Graveland
  5. Lord Hypnos
  6. Dead Eternity
  7. The Jester Race
  8. December Flower
  9. Wayfaerer
  10. Dead God In Me
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