8.0
- Band: IN GRIEF
- Durata: 00:54:22
- Disponibile dal: 02/09/2022
- Etichetta:
- Iron Bonehead Prod.
Spotify:
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Chi nel corso dell’ultimo decennio ha seguito le peripezie del panorama death-doom, probabilmente sarà ben conscio della straordinaria mole di uscite che questo filone è stato in grado di partorire. Soprattutto sul versante più duro e criptico del genere, abbiamo assistito a una vera e propria riscoperta delle coordinate funeral e all’elaborazione di nuovi ibridi sonori sempre più densi e deviati.
In questo marasma di nuove realtà e pubblicazioni, vi è però anche qualcuno che preferisce guardare al passato e rispolverare senza troppi artifizi le vere basi di certa musica, con un occhio di riguardo per le sue connotazioni più atmosferiche e passionali. Dopo un buon EP risalente al 2020, “Echoes of Doom”, e un demo di due tracce uscito l’anno scorso, gli In Grief arrivano all’appuntamento con il primo album trovando anche un accordo con la tedesca Iron Bonehead per la sua pubblicazione. Il gruppo italiano si è sin qui fatto segnalare per la sua sentita interpretazione di quel decadente death-doom particolarmente caro alla celebre ‘triade Peaceville’ nei primissimi anni Novanta e il debut “An Eternity of Misery” non fa che insistere su quella rotta, ampliando solo leggermente la gamma di influenze e il raggio d’azione.
Potremmo domandarci, perché ascoltare i discorsi dei discepoli quando i maestri hanno già scolpito nella storia opere indimenticabili? Senza voler cadere in riflessioni filosofiche sulla fine di certe sonorità come materia originale, possiamo dire semplicemente che il primo full-length degli In Grief funziona e intrattiene – e parecchio – perché al suo interno vi è una cosa da non sottovalutare mai: le canzoni. Trovandoci di fronte alla tracklist dell’album, ogni resistenza si scioglie come neve al sole, ammesso ovviamente che si sia veri cultori e appassionati del genere. Rispetto agli esordi, si nota questa volta una vena katatonica più marcata, con dolenti linee chitarristiche che spesso raccolgono l’eredità di “Dance of December Souls”, così come, nel complesso, è facile accorgersi dell’introduzione di spunti più melodici e di strutture leggermente più immediate, perlomeno all’altezza di episodi come “Curse My Soul” o “Demons”.
In generale, la qualità media di “An Eternity of Misery” è molto alta e la tensione non cala, visto anche che ai brani più orecchiabili – nei quali viene introdotta una struttura melodica di struggente poesia – vengono puntualmente affiancati pezzi dove il suono è pronto a gonfiarsi di basse frequenze, riportando in primo piano l’anima puramente death-doom del trio; in questo senso, è il caso di spostare l’attenzione su una traccia come “The Dagger, The Chain, The Scourge”, a cavallo tra il debut degli October Tide e il lato più doom e nero dei Paradise Lost.
I suoni ruvidi e l’interpretazione spontanea degli In Grief sono poi gli altri punti di forza di un disco che nel corso della sua durata manifesta una innegabile capacità magnetica in grado di crescere ulteriormente dopo alcuni ascolti. Non è semplice recuperare certi suoni ed evitare il rischio di apparire scialbi e ‘sorpassati’: la band italiana, per fortuna, ha per ora dalla sua ispirazione ed entusiasmo sufficienti per gestire la pesante eredità e per architettare una proposta dalle geometrie precise e dalle melodie accattivanti. Possiamo quindi dire che al debut album abbia già fatto centro pieno.