7.0
- Band: IN HEARTS WAKE
- Durata: 00:35:12
- Disponibile dal: 12/07/2024
- Etichetta:
- UNFD
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Anche se non sempre brillanti, originali o ispirati, gli In Hearts Wake sono sempre stati una band di successo nella natia Australia, portando la bandiera del metalcore melodico in giro per il mondo con la forte coscienza ambientalista che li ha da sempre animati.
Ad aprile 2024 il gruppo ha sofferto una perdita rilevante con l’abbandono amichevole del bassista Kyle Erich, che dal 2011 si occupava anche dei ritornelli melodici, influenzando fortemente la scrittura del gruppo. La band non si è però persa d’animo: infatti, dopo averlo salutato con il toccante singolo stand alone “Farewell”, che chiude letteralmente un capitolo, trova slancio nel primo estratto del sesto disco in studio “Hollow Bone (The World)”.
Ci eravamo già rallegrati della piega del lavoro precedente, e ascoltando “Incarnation” possiamo dire che siamo davanti ad un “Kaliyuga” completamente a fuoco, che mette in fila una serie di pezzi pimpanti e coerenti, senza pretenziose sbandate rock o nu metal. Certo, il sound generale è quello di un metalcore iperprodotto, moderno e scintillante, ma c’è una costante di grinta, mestiere (si tratta sempre di metalcore standardizzato) e divertimento che pulsa costantemente nella raccolta.
L’elettronica è di nuovo uno strato che accompagna chitarra, basso e batteria in maniera ispirata con connotazioni più dance che industrial, aggiungendo in maniera complementare una spinta alle composizioni.
Recuperando il concept dei tarocchi del debutto “Divination”, in cui ogni traccia era collegata ad una carta, gli IHW cercano – e trovano, perlopiù – un ritorno agli esordi coadiuvato da molti ospiti, tra i quali spiccano Kaito Nagai (Paledusk) nell’anthem “Shishigami”, Winston McCall (Parkway Drive) nella brutale “The Flood” e l’ammucchiata con Chad Ruhlig (For the Fallen Dreams), David Gunn (King 810) e Alfonso Civile (Heartsick) in “Michigama”, giusto per strafare.
Questa piccola rinascita non porterà certo nuovi fan a questa band che ha già passato i suoi tempi d’oro, ma chi ne ha apprezzato gli esordi, i fan del metalcore anni ’10 e coloro che non disprezzano il ritornello melodico a tutti i costi, troveranno pane per i loro denti.
Qualche volta la separazione è la scelta migliore, per tutti.