7.0
- Band: IN HEARTS WAKE
- Durata: 00:40:37
- Disponibile dal: 07/08/2020
- Etichetta:
- UNFD
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Nel pensiero di chi scrive, in tutta onestà, la scena metalcore australiana era solo una copia di quella internazionale creata per ovviare alle rare opportunità di tour degli artisti internazionali nella terra dei canguri, escluse ovvie eccezioni ovviamente. Ad abbattere questo pregiudizio sono state le continue esportazioni, tra le quali vanno annoverati gli In Hearts Wake. La band di Byron Bay, giunta al quinto album in studio, si è da sempre distinta più l’attivismo che per l’originalità: è con immensa gioia quindi che accogliamo il cambio di marcia di “Kaliyuga”, che mischia concretamente le carte in tavola. Nell’opener “Crisis” al metalcore si aggiunge il brio delle ritmiche rave dei The Prodigy, con Greta Thunberg che fa da vocalist e annuncia lo stato di emergenza. “Worldwide Suicide” prosegue con l’upbeat e ci fa familiarizzare con il nuovo stile vocale di Jake Taylor, mentre la successiva “Hellbringer” prosegue le dinamiche eccitanti con riff incalzanti e la partecipazione di Jamie Hails dei Polaris. Proseguendo nell’ascolto, diventa sempre più ingombrante l’influenza dei Linkin Park, nei ritornelli intrisi di speranza come nell’utilizzo di formule più accessibili che coinvolgono anche la costruzione dei brani: sia in pezzi rocciosi come “Dystopia” che in quelli più tranquilli – in “Crossroads” le vocals fanno l’occhiolino ai King 810 e si fa sentire l’influenza degli ultimi BMTH. “Husk” invece va addirittura a giocare con il rock/grunge anni ’90. L’adrenalina e la fiammata delle tracce iniziali insomma non torneranno mai più, andando un po’ a sviare l’ascoltatore da quella che è una raccolta incentrata più sulla melodia che sull’impatto. Tralasciando la costruzione imperfetta della tracklist, in ogni caso non possiamo che definire “Kaliyuga” un passo importante verso la direzione in cui ci sarebbe piaciuto gli IHW si muovessero, con la ferma intenzione di ampliare il range dei propri ascoltatori e slegarsi dall’etichetta ‘metalcore’ in senso stretto, senza smettere di diffondere il proprio importante messaggio ambientalista.