8.5
- Band: IN.SI.DIA
- Durata: 00:45:36
- Disponibile dal: 1995
- Etichetta:
- Polydor
Poco meno di un mese fa celebravamo, giustamente, i trent’anni del “Black Album”: un disco così epocale da far discutere ancora oggi; un lavoro che, volenti o nolenti, ha influenzato più di una band, desiderosa, ora che il metal aveva sdoganato certe barriere, di ricalcare la strada del successo raggiunto dei Four Horseman. C’è stato un prima e c’è stato un dopo il “Black Album”, testimoniando un periodo in cui il metallo pesante stava per entrare in un decennio di difficoltosa transizione, spintonato e preso a spallate dalle nuove sonorità che giungevano prepotenti dal nord-ovest degli Stati Uniti. Tra i gruppi che riuscirono a farsi largo in questa confusione d’intenti ci furono sicuramente i Pantera, abili ad appesantire e modernizzare la struttura ormai ‘obsoleta’ del vecchio thrash (è sempre stato vecchio il thrash…); una scelta coraggiosa che andò comunque a premiare il gruppo del buon Phil Anselmo. Transitando invece in Europa, e più precisamente nel nostro Paese, c’era chi, osando ancor di più alla sezione audacia, cercò di creare una commistione tra il prima e il dopo, un trait d’union tra quei Metallica e questi Pantera, mischiando passato e presente in un prodotto tanto thrash quanto groove, il tutto sotto l’egida espressione del made in Italy, o meglio, del ‘fatto in Italia’.
Stiamo parlando ovviamente degli IN.SI.DIA. che nel 1995, dopo aver lanciato (tre anni prima) una scossa iniziale e imperdibile targata “Istinto e Rabbia”, tornarono nuovamente in azione con un nuovo album, meno istintivo del precedente ma ben più ragionato (soprattutto a livello lirico) e compatto dal punto di vista sonoro. Prodotto ancora una volta da Omar Pedrini, il gruppo bresciano ci sbatte in faccia una rappresentazione della bocca della verità e un titolo “Guarda Dentro Te”: tre parole che preannunciano il viaggio introspettivo (e non) che si delineerà lungo i dieci brani previsti, tutti (esclusa la strumentale “Nel Silenzio”) rigorosamente cantati in italiano. Sì perchè, parlando di marchi di fabbrica, la caratteristica madre degli IN.SI.DIA era proprio questa: ostica, se vogliamo, in un mondo metal in cui la lingua inglese dominava ovunque, ma sicuramente più impattante, diretta e schietta. “Fammi morir mio Dio, non voglio più vivere, tu non mi compatire, tu non potrai capire; fermo in questo letto, una stanza quattro mura, sogni di libertà la vita è un’altra cosa” urla l’ugola di Riccardo ‘Yard’ Panni in “Sì…Realtà”, disperata e cruda, a sottolineare il tragico momento vissuto dal protagonista del pezzo.
Riccardo dietro al microfono e alla chitarra ritmica, Fabio Lorini al basso, Manuel ‘Manny’ Merigo alla chitarra solista, Alberto Gaspari alla batteria (al posto di Bruno Fregoni presente in “Istinto E Rabbia”): una formazione solidissima in grado di reggere l’asticella qualitativa del lavoro precedente, mescolando a dovere quelle trame à la ‘”And Justice For All” con le linee distorte sfoggiate dal sound panteriano. Una formula consolidata e più meditata che prende avvio con la perentoria “Nulla Cambia”, in cui è proprio la chitarra di ‘Manny’ Merigo ad entrare maligna nel riff portante; un primo assolo che esploderà definitivamente a metà brano mentre l’ipnotico “l’illusione ci convince” viene sparato sulla folla dal grido dello stesso Panni. Ritmi che acquistano ulteriore articolazione nella già menzionata “Si…Realtà”, a suo modo claustrofobica, caratterizzata da un testo più che toccante e sempre attuale; parole al vetriolo, temi scomodi affrontati con maestria e schiettezza, in grado di stare al passo con liriche proposte da band dell’epoca ben più blasonate di quella italiana. Una caratteristica mai riconosciuta a dovere. Concetti, come quello della guerra, sulla quale Panni e compagni puntano il dito in “Terzo Millennio”: una marcia di ritmi spediti, raccontando da una parte il vicino conflitto jugoslavo e dall’altra la nostra reazione di “spettatori distratti, obesi di benessere“. Riff che tornano a graffiare, strizzando l’orecchio a James e compagni, nella rabbiosa ed intima “Solo Allora” contraddistinta da un incedere meschino e misterioso, spazzato dalla ripresa ritmica in sede di refrain; pesante e melodiosa al punto giusto. Tensione introspettiva che si apre ulteriormente nella tellurica e malinconica “Tutto E’ Detto”, uno dei migliori episodi dell’intero album: “figli di questa moderna società, manipolatrice di sogni e di libertà“; un pensiero datato 1995 che troverebbe benissimo spazio ai giorni nostri; una corposa dose di riff su cui trova ancora la giusta via la sei corde di Merigo. Viaggio all’interno del proprio Io che aumenta di giri con “Fino A Che Punto”, bollato dall’urlo sentenzioso “dove vai!” di Panni, inquisitorio; un monito a guardarsi dentro per cercare il corretto cambiamento; poco meno più di tre minuti di thrash all’ennesima potenza, una vera e propria fucilata IN.SI.DIosa. E se nella feroce “Qual E’ La Differenza”, pezzo dalle tinte panteriane, Panni lascia il microfono al bassista Lorini, spetta alla strumentale “Nel Silenzio” toccare le vette della malinconia, sotto lo sguardo interrogativo di un volto personale riflesso nello specchio. Brano che fa da apripista alla parte conclusiva dell’album: “Mai capirò” sposa il versante più moderno ed anche più vario della band bresciana; ritmiche serrate e groove utili ad accusare un vecchio amico reo di aver tradito la fiducia datagli.
A chiudere quello che doveva essere l’ennesimo passo verso la rampa di lancio per il quartetto lombardo, ma che in realtà si trasformò nel loro (fortunatamente momentaneo) canto del cigno, ci pensa “Oltre Quel Muro”, una vera e propria summa della crescita artistica degli IN.SI.DIA: tecnici, compatti, passionali. La band, forte di questa pubblicazione, raggiungerà l’apice del successo ripartendo in tour per la promozione del disco: elementi che non riuscirono comunque ad evitare lo scioglimento avvenuto un paio d’anni dopo la release di “Guarda Dentro Te”. Ma la storia è ricca di sorprese ed allora, il 6 settembre del 2013, Fabio Lorini e Manuel Merigo hanno imbracciato nuovamente gli strumenti per ridar vita ufficialmente agli Inviolacy Sinful Dialog: una reunion culminata con la realizzazione del terzo album “Denso Inganno”. IN.SI.DIA, onore italiano del caro e vecchio thrash.