7.0
- Band: IN THE WOODS...
- Durata: 00:53:32
- Disponibile dal: 23/11/2018
- Etichetta:
- Debemur Morti
- Distributore: Audioglobe
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La storia degli In The Woods… continua in modo sempre più tortuoso, quasi maledetta nel suo essere assolutamente non lineare e praticamente mai contornata da sensazioni di stabilità e certezza di avere dei punti fermi. Punti fermi che, nel 2018, si chiamano Anders Kobro, batterista ormai unico reduce dalla lineup degli anni Novanta, e James Fogarty alias Mr. Fog, il polistrumentista inglese che, diciamolo pure, ha preso molto a cuore le sorti della band norvegese, facendola una cosa forse fin troppo sua. Difatti, nessuna traccia è rimasta dei gemelli Botteri, che hanno abbandonato la barca prima defilandosi dalle esibizioni live, poi uscendo dalla formazione in silenzio e senza nessun tipo di annuncio.
Ma andiamo con ordine e ricapitoliamo velocissimamente gli accadimenti degli ultimi anni: nel 2013 muore l’ex-chitarrista Oddvar A:M, evento che porta in qualche modo gli In The Woods… a riunirsi l’anno dopo, spronati dall’incontro con Fogarty, che da subito, anche a livello mediatico, diventa un po’ l’emblema della rinascita del gruppo; il 2016 vede l’uscita dell’attesissimo comeback-album “Pure”, che presenta un suono solo a tratti riconoscibile e innervato da parecchie derive più gothic metal e molto poco sperimentali – un gran bel disco, comunque; iniziano i concerti, ma di lì a poco Christopher e Christian Botteri scelgono la via del non esibirsi dal vivo, permettendo a Kobro e Fogarty di andare in giro con una formazione da palco comprendente Kare André Sletteberg e Bernt Sorensen alle chitarre e gli olandesi Alex Weisbeek e Job Bos rispettivamente a basso e tastiere. Come anticipato sopra, a febbraio 2017 la dipartita dei due Botteri è completa e la band si trova per l’ennesima volta sull’orlo dello split-up.
Molti fan della vecchia ora, che forse hanno trovato “Pure” poco consono al vecchio materiale In The Woods…, a questo punto avranno pensato che i due membri rimasti dovevano sciogliere il gruppo, bersi una birra e darsi la buonanotte definitiva. Altri di voi, invece, giustamente no. E infatti, coinvolto il succitato Bernt Sorensen in delle sessioni di composizione/registrazione che hanno funto da valvola di sfogo, lirica e artistica, per la situazione creatasi, Anders e Mr. Fog hanno deciso di proseguire il discorso e pubblicare questo nuovo “Cease The Day”, che arriva oggi sui nostri schermi. E paradossalmente – perchè qui sta il bello – si tratta di un lavoro ‘più In The Woods…’ di “Pure”, ma composto da una band che in pratica non sono più quei grandiosi In The Woods… che tutti noi conoscevamo dai tempi di “Heart Of The Ages” e “Omnio”.
Fogarty è furbo e, suonando in questi ultimi anni in giro per l’Europa, avrà chiaramente notato come all’altezza dei vecchi brani il pubblico rispondesse con più trasporto ed entusiasmo. E allora perchè non cercare di ritornare su quell’avantgarde black metal progressivo che delineò sì bene i primi dischi degli scandinavi? Giustificabile? Malizioso? Poco coerente, se pensiamo all’abbandono dei fondatori del gruppo? Forse sì, forse no, fatto è che “Cease The Day” presenta una manciata di canzoni che, allargando le coordinate nelle quali si muoveva “Pure”, lascia perdere un pochetto quell’aura da Paradise Lost sofisticati che si intravedeva qua e là in tale lavoro per tornare relativamente al passato innervando maggiori accelerazioni black e più pesanti (nel senso di ‘presenti’) innesti di tastiera. Di sperimentazione geniale, però, ce n’è pochina. Le composizioni, sempre baciate dalla comunque brillante prestazione vocale a 360° di Mr. Fog, sono piacevoli da ascoltare, con qualche calo di tono e qualche picco melodico davvero riuscito, ma l’impressione generale è quella dell’impersonalità di fondo, dell’ormai persa unicità del gruppo. Verissimo che siamo nel 2018 e che l’essere cent’anni avanti di album quali “Strange In Stereo” e “Omnio” è pressochè impossibile da ripetere, però è proprio l’anima degli In The Woods… ad apparirci dispersa, rendendo ostica e difficile la valutazione di un platter bello ma a tratti ‘inutile’. Non abbiamo capito, ad esempio, la traccia “Transcending Yesterdays”, registrata in studio ma con la presenza di effetti e pubblico come se fosse un brano live. Così come ci pare di cattivo gusto, pur essendo molto valida la canzone, il rimando al capolavoro “Yearning The Seeds Of A New Dimension” contenuto, fin dal titolo, in “Still Yearning”. Particolari, sì, che però stonano all’interno di una tracklist che ha in “Respect My Solitude”, “Empty Streets” (che ricorda moltissimo l’operato dei nostri Shores Of Null) e “Strike Up With The Dawn” gli episodi più interessanti e riusciti.
Tutto sommato, dunque, il sette pieno è d’obbligo per “Cease The Day”, non si può dare meno a cinquanta minuti di siffatta validità. E ci starebbe anche il mezzo voto in più, a ben vedere. Ma restano le perplessità ampiamente spiegate qui sopra, che solo il tempo futuro porterà a dipanarsi. Sono questi i veri In The Woods… o questo monicker ha poca ragione attuale di perdurare?