7.5
- Band: IN THIS MOMENT
- Durata: 00:51:45
- Disponibile dal: 17/11/2014
- Etichetta:
- Atlantic Records
- Distributore: Warner Bros
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L’immagine è zero, la sete è tutto. Ricordate? Recitava così, ormai qualche anno fa, un famoso claim di una bibita, di cui gli In This Moment sarebbero i testimonial perfetti…al contrario. La band guidata dalla procace Maria Brink, come noto, si è fatta larga ‘di petto’ – è proprio il caso di dirlo – nella scena modern metal, al punto che il reggiseno extra-large della maggiorata singer potrebbe trovare posto in un immaginario Planet Hollywood musicale, di fianco al cappellino di Fred Durst o all’asta del microfono di Jonathan Davis. Passando dal contorno alla sostanza – anche se il confine, mai come in questo caso, è quanto mai labile -, giova ricordare l’evoluzione dal metalcore facilotto degli esordi ad un più sofisticato (e redditizio) genere che potremmo definire ‘porno-zarro-metal’, giocato sulla contrapposizione tra le spiccate influenze pop (da Britney Spears a Lady Gaga, passando per il Manson di metà carriera) ed il groove ritmico garantito, più che da Chris Howorth e loschi soci mascherati, dal fido producer Kevin Churko. Seguendo la strada battuta dal precedente “Blood”, anche “Black Widow”, quinto album e primo per una major, si presenta, fin dall’auto-esplicativa “Sex Metal Barbie”, come un tripudio di groove ritmico ed elettronico, su cui si stagliano le linee vocali – ora lussureggianti, ora melodrammatiche, ora graffianti, ma sempre e comunque arrapanti -, della Pamela Anderson del metal. La tempesta, ritmica e ormonale, si acuisce con le schifosamente commerciali, ovviamente nel senso buono del termine, “Big Bad Wolf”, “Dirty Pretty” (una marcetta in odore di Reverendo) e “Black Widow” (la più elettronica del lotto, con tanto di campionamenti vintage), prima del break affidato alla electro-ballad “Sexual Hallucination”, climax emotivo grazie al duetto con Brent Smith degli Shinedown. “Sick Like Me”, scelto come primo singolo, sancisce il giro di boa verso una seconda metà della tracklist più ‘raccolta’: dalle atmosfere burlesque di “Bloody Creature Poster Girl” alle intimiste “The Fighter” e “Out Of Hell”, in cui Maria si mette a nudo – stavolta, purtroppo, solo in senso figurato – con solo voce e piano, passando per l’angosciante interludio “Into The Darkness”, abbiamo modo di apprezzare il lato più delicato della prorompente frontwoman. Tirando le somme, anche se ci sarà chi continuerà a liquidarli come ‘tette rubate alla pornografia’, il quinto full-length della formazione losangelina segna l’ennesimo passetto in avanti, raggiungendo queli livelli di eccellenza solo sfiorati dal suo predecessore. Fermo restando il bollino ‘For Men Only’, principale motivo di attrazione per molti, i meriti ‘ortofrutticoli’ – leggasi due meloni – possono essere considerati un piacevole contorno, e non il piatto forte della proposta.