7.5
- Band: IN TORMENTATA QUIETE
- Durata: 00:50:08
- Disponibile dal: 19/02/2021
- Etichetta:
- My Kingdom Music
- Distributore: Audioglobe
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Raffinati. In molti modi si potrebbero descrivere i bolognesi In Tormentata Quiete, ma ciò che si apprezza di più in un lavoro come “Krononota” è forse la raffinatezza, l’eleganza. Ma questa band era già così più di quindici anni fa, semplicemente con il passare del tempo sta prendendo sempre più consistenza la vera natura di questa creatura musicale che non può (e non deve) restare imprigionata in un singolo canone musicale. Pian piano e con coraggio l’universo extreme metal (e probabilmente quello metal in generale) è sempre più spinto verso l’orizzonte e prende sostanza un arcobaleno di nuovi influssi sonori, che vanno dall’alternative rock alla musica italiana moderna. Sin dagli esordi dell’album omonimo non erano le parti più convenzionalmente metal ad impressionare, bensì le svariate influenze che hanno reso particolare, se non unico, il sound di questo gruppo. Nelle note policrome di “Krononota” si possono scoprire decine di emozioni e di voli pindarici tra un genere musicale e l’altro, ma il risultato è sempre lo stesso: sorprendente. “Color Daunia”, brano scelto anche come singolo lanciato l’altro anno, si spera diventi una hit della musica italiana dei prossimi mesi, anche se è difficile perché gli In Tormentata Quiete dovrebbero tagliare definitivamente il cordone ombelicale del mondo metal e mettersi in gioco in un nuovo palcoscenico musicale, senza abbandonare del tutto le capacità notevoli come quelle dimostrate nell’assolo di chitarra di questo brano. Con l’entrata in formazione dell’ottima cantante Bevoni, il gruppo può tentare una nuova strada discografica lontana dal genere che tutti qui amiamo, di certo nessuno del geloso mondo metal avrà da ridire in quanto gli In Tormentata Quiete sono sempre stati una band onesta musicalmente. Se vogliamo ipotizzare il futuro (speriamo ancor più roseo) per questa band allora le strade sembrano essere due: mollare gli ormeggi come lo screaming nel cantato e cercare di salpare decisi verso la scena alternative rock nazionale, supportata a tutto tondo dalla propria etichetta oppure restare in questa sorta di limbo sonoro, mescolando soluzioni in stile The Gathering (ma più pesanti) a mood malinconici avvolti in soluzioni avantgarde. La sensazione, davanti a band come questa, è che qualunque sarà la scelta in futuro si rivelerà vincente. Riesce anche difficile far rientrare questa recensione all’interno di un genere definito, ma fintanto che permarranno i residui musicali metallici (con tanto di episodici screaming nel cantato) e specialmente quel tocco noir allora ci sarà ancora posto per loro nella dimensione metal. La loro musica riesce sempre e comunque a sfiorare dolcemente quell’animo metal delle persone che restano affascinate indipendentemente da quale sia il genere proposto. Come introduzione “Urlo Del Tempo” è una canzone perfetta, un inizio in stile Therion dei tempi di “Vovin”, per mutare subito in un riffing black metal che fa da sottofondo ad una voce narrante ed infine virare di trecentosessanta gradi verso uno stacco avantgarde. “Sapor Umbro” è una delle song più metal dell’album con un cantato melodico alternato ad uno sofferente con tre voci che si intrecciano in maniera intelligente. Nella seconda parte della stessa, ad una cantilena segue un finale in calando che riporta il tutto ad una quiete, tormentata appunto. “Lo Sguardo D’Anteo” è un altro ottimo brano, la parte del leone è fatta dal cantato che si evolve lungo una sezione assai ritmata e spezzettata tipicamente metal. La successiva “Abbraccio D’Emilia”, invece, sembra essere il pezzo più aderente ai dettami tipicamente metal di tutto l’album. Stile nella presentazione delle cover e ricercatezza nei testi chiudono il cerchio su “Krononota”, che sembra disegnato da Giotto. Grande gruppo.