INBORN SUFFERING – Regression To Nothingness

Pubblicato il 26/09/2012 da
voto
7.0
  • Band: INBORN SUFFERING
  • Durata: 01:10:24
  • Disponibile dal: 09/07/2012
  • Etichetta:
  • Solitude Prod.

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L’estate sta finendo, un anno se ne va. Le banalità proseguono ricordandovi che dopo la stagione calda arrivano prima il crepuscolo giallo ocra dell’autunno e più avanti le notti imbiancate dell’inverno. Quindi, per ben premunirvi ad affrontare i vostri gelidi e solitari esili delle fredde stagioni, quale incipit migliore, all’imbrunirsi delle giornate, di un bel disco doom/death metal scritto e suonato come si deve? Gli Inborn Suffering sono francesi, per l’esattezza di Parigi, e tornano in scena dopo un lungo silenzio durato più di un lustro e contornato dai due full finora pubblicati, l’esordiente “Wordless Hope” e questo ottimo secondo “Regression To Nothingness”. La band innova pochissimo un genere che punta tutto il suo appeal sull’atmosfera e sui paesaggi – i famosi landscape che molti di voi mutueranno ogni tanto dall’inglese – in grado di autogenerarsi nella mente dell’ascoltatore. Siamo a cavallo di primi Katatonia, primi Anathema, My Dying Bride, Novembers Doom, The Prophecy, Swallow The Sun: tutti i cliché tristerrimi della proposta standard sono presenti e ciò, se certamente non ci fa osannare gli Inborn Suffering sopra le righe, resta però un punto a favore, in quanto Laurent Chaulet e compagni sanno il fatto loro e non chiedono molto di più alle loro capacità compositive, almeno non per ora: riffoni melodici di stampo doom vengono interrotti qua e là da sporadiche accelerazioni di quadrato death metal e da sezioni arpeggiate e decadenti, spesso riempite dal recitato evocativo e ideale del succitato Chaulet, anche secondo chitarrista. I cambi di tempo sono piuttosto frequenti e i ragazzi francesi possono venir considerati sicuramente melodici, all’interno di una scena che presenta anche monoliti sonori di densissima grafite difficilmente scalfibile. Le parti dilatate, difatti, non strabordano mai nella noia, ma si spazientiscono presto e con rapidità trovano uno sbocco in qualcosa di diverso, si voglia una tipica andatura a cascata stile Katatonia, oppure arpeggi degni dei primevi Anathema. Le tastiere di Sebastien Pierre fungono quasi sempre da tappeto epico-estatico alle imponenti strutture dei pezzi, senza mai sforare in pacchianerie troppo gotiche o viranti verso il symphonic-black. Come scritto più in alto, la ricerca della fuga sonora e visiva di un certo tipo ci pare l’obiettivo principe degli Inborn Suffering, una formazione interessante che può far certamente gola agli abitudinari fruitori del doom/death metal, quello più melodico e sognante, chiaramente, non certo il terremoto messo in piedi solitamente dagli Asphyx. Peccato per la mancanza d’originalità, altrimenti un mezzo voto in più a “Regression To Nothingness” non glielo levava nessuno!

TRACKLIST

  1. Slumber Asylum
  2. Born Guilty
  3. Grey Eden
  4. Apotheosis
  5. Another World
  6. Regression To Nothingness
  7. Self Contempt Kings
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