7.5
- Band: INCANTATION
- Durata: 00:42:32
- Disponibile dal: 11/08/2017
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Ricapitolare quasi tre decadi di carriera non è semplice, ma una cosa è certa: Incantation non è un nome sconosciuto ai seguaci della cultura death metal. Dalle cavernose produzioni dei primi anni ’90 – tuttora base per gran parte dell’operato di certe frange underground – passando per l’oltranzismo e le velocità assassine delle uscite dei primi anni ’00, fino ad arrivare alle ultime prove all’insegna di un più elegante ed equilibrato death-doom, gli statunitensi si sono contraddistinti quasi sempre per personalità e perseveranza. “Profane Nexus”, album che segna il loro meritato ritorno a casa Relapse Records, è l’ennesimo capitolo di questa gloriosa tradizione. Era difficile battere un’opera particolarmente curata e riuscita come “Dirges of Elysium”, ma John McEntee e compagni ci vanno vicino con un disco che nuovamente conferma il loro ottimo stato di salute. La band evidentemente sa bene di essere più popolare che mai e marcia sull’onda di un entusiasmo concreto, componendo e suonando con disinvoltura e totale consapevolezza dei propri mezzi. Non ci si imbatte in perle di immediatezza come “Debauchery” o “Carrion Prophecy”, così come non è presente un epico tour de force in stile “Elysium”, ma gli Incantation riescono comunque a compilare una tracklist efficace, sempre capace di mettere in luce ogni loro classico punto di forza. Il merito del gruppo statunitense è soprattutto quello di riuscire a risultare convincente sia nell’ascolto immediato che nella prova sulla lunga distanza; il quartetto crea brani di medio-breve durata evitando di scadere in strutture troppo ripetitive o “telefonate”, flirtando sovente con ritmiche lente e soffocanti, ma rimanendo sempre squisitamente ostile e aggressivo. Apparentemente senza sforzarsi troppo, gli Incantation riescono a trasportare l’ascoltatore in dimensioni ultraterrene, portando davanti a noi macabre immagini dall’aldilà. Tutte le tracce dell’album sono qualitativamente di alto livello: non si riscontrano cadute di tono o riempitivi, ma episodi come “Muse”, la decadente “Incorporeal Despair” (dagli echi di marca Disembowelment) e “Lus Sepulcri” denotano una marcia in più sia in termini di impatto che di espressività. In particolare, colpisce sempre di più la spontaneità delle trame prettamente doom: McEntee è ormai il Tony Iommi del death metal e il suo gusto rétro oggi riesce ad emergere anche dai brani all’apparenza più estremisti. “Profane Nexus”, di fatto, regala momenti di notevole classe e feeling alternati ad altri di rassicurante e piacevole solidità, per un risultato finale che non potrà che soddisfare ogni fan di vecchia data della formazione. Siamo davanti ad un altro incantesimo dal quale sarà difficile sottrarsi.