INCULTER – Morbid Origin

Pubblicato il 05/12/2023 da
voto
7.5
  • Band: INCULTER
  • Durata: 00:48:13
  • Disponibile dal: 08/12/2023
  • Etichetta:
  • Edged Circle Productions

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Gli Inculter sono quel che si definisce una band old-school. Lo sono nei suoni, nelle scelte stilistiche, nell’estetica dei suoi componenti, nelle grafiche degli album. Qua non si inventa nulla, si celebra e si cerca di personalizzare un poco tutta una serie di input che si sono già espressi e ben delineati da almeno trent’anni. Con i primi due album i quattro norvegesi – fino al 2019 un trio, prima di aggiungere una seconda chitarra – si sono distinti per una rielaborazione vibrante e appuntita del thrash venato di black e death metal che faceva spezzare il collo a forza di headbanging tra fine anni ’80 e primi ’90.
Una violenza trucida e beata, nobilmente sfrenata e velenosissima, dal fascino arcano, che nel loro caso prendeva a piene mani e senza vergogna da Slayer, Kreator, Sodom, Darkthrone, qualcosa dei primi Sepultura. Sonorità pratiche, per colpire e fuggire, far male senza metterci chissà quanto calcolo.
Sopravvissuti alla risacca che fisiologicamente stempera entusiasmi e intenzioni iniziali e porta alla prematura estinzione molte band – nulla di tragico, semplice naturale scorrere del tempo e delle cose – i ragazzi originari di Fusa tornano a farsi vivi con i loro suoni mortuari, a quattro anni di distanza da “Fatal Visions”. E lo fanno mutando ben poco dell’approccio crudo ed essenziale dei capitoli precedenti, dove al passar delle stagioni si poteva giusto rilevare un leggero aumento della componente gotica/crepuscolare, buona per ammansire la ruvidezza generale e dare qualche necessaria variazione a uno spartito consolidato.
Incuranti di mode e tendenze che vanno e vengono, gli Inculter riescono a dare nuovo slancio alla loro musica orgogliosamente retrò, perfezionando un’altra serie di adorabili assalti all’arma bianca. Quello che hanno fatto è stato, semplicemente, affiliare ulteriormente le armi, rendere ancora più mortiferi i riff, briose le armonie e deflagranti i ritmi. Rispetto ad altre compagini che miscelano thrash, black e death metal con identica passione, ma buttandola spesso e volentieri in satanica caciara e rendendo interscambiabili i brani proposti, gli Inculter le canzoni le sanno scrivere eccome.
Si inanellano così anthem da godere tutti d’un fiato, esaltandosi per il ritmo vertiginoso, per la spirale di gretta brutalità dentro la quale ci incanalano, oppure – perché no? – concedersi qualche pausa melodica d’altri tempi, come nel dondolare melodico della fase centrale di “Extinction” o negli arpeggi sornioni di “Death Reigns”.
I tempi delle singole tracce sono andati espandendosi non a caso: accanto a strappi serratissimi, i midtempo si sono ritagliati uno spazio importante, facendo crescere una sana ‘epica mortuaria’, che rende carichi di pathos alcuni momenti e permettono agli stacchi più violenti di essere ancora più intransigenti ed efficaci. Un incedere fiero e marziale, a volte, come nell’articolata titletrack, sintesi perfetta dell’attuale poliedrica identità del gruppo nordico, che va a terminare con un sospirante arpeggiato, immedesimando i Nostri in una versione degli In Solitude o dei Tribulation in versione thrash.
L’affinamento degli interscambi chitarristici e una formula che va volentieri a cercare un raccontarsi profondo e minaccioso, accanto alle semplici stilettate thrash, dà la misura di una nuova crescita del bagaglio compositivo e tecnico. Non è raro che un gruppo provi a divincolarsi dal genere di partenza, ricorrendo a un maggior respiro melodico, ma cedendo il passo in termini di aggressività. Gli Inculter invece sono ancora capaci di assestare colpi dolorosi, ma hanno desiderio e doti per fare anche dell’altro, scavando nel passato e trasformandosi in una formazione heavy metal a tutto tondo, immancabilmente torbida e sulfurea.
Un altro colpo ben assestato, da parte di questi musicisti, che si assesta anche un gradino sopra i pur ottimi predecessori. Se si è metallari ‘di una volta’, che condividono un certo amore per i dettami classici del metal estremo e preferiscono andare sul sicuro, rispetto al guardare alle sperimentazioni e commistioni con altri generi, “Morbid Origin” è rassicurante come poche altre pubblicazioni di questo 2023.

 

TRACKLIST

  1. Intro
  2. Death Reigns
  3. Age of Reprisal
  4. Chained to the Void
  5. Children of Demise
  6. Extinction
  7. Morbid Origin
  8. Perennial Slaves
  9. Lethal Salvation
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