7.5
- Band: INFECTION CODE
- Durata: 00:43:44
- Disponibile dal: 02/03/2018
- Etichetta:
- Argonauta Records
- Distributore: Goodfellas
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Infection Code, anno 2018: la ricerca espressiva, l’agonia sonica, lo sprofondo nell’abisso deforme di una musica di protesta continuano. In un modo chiaro e lampante, con una modalità ed un profluvio d’intenti che, come al solito, si annunciano attraverso un titolo-manifesto: “Dissenso”. Dopo l’ottimo “Fine”, che nel 2010 rompeva completamente gli schemi preconcetti, ed il seguente “La Dittatura Del Rumore”, disco complesso, totalmente dissonante e che in un certo senso ha definito finalmente con tutti i crismi il sound Infection Code, con il sesto lavoro sulla lunga distanza i Nostri paiono aver srotolato leggermente il bandolo della matassa per disincastrare qualche filo: ora tutto fila liscio, la pesantezza di un oscillante pendolo di piombo ondeggia implacabile attraversando un brodo primordiale di industrial apocalittico e contro il sistema – non per nulla Godflesh, Neurosis e Ministry rientrano di diritto tra i richiami più prepotenti di “Dissenso” – colorato, miscelato e appesantito dall’approccio tribale e ormai personalissimo che il combo alessandrino ha sviluppato nel corso di una carriera gestita senza compromesso alcuno e sempre all’inseguimento di un messaggio di rottura dell’imperante status quo politico e sociale. In questo senso, le liriche e l’interpretazione di Gabriele Oltracqua hanno raggiunto, con “Dissenso”, una perfezione di forma e sostanza che rappresentano un vero valore aggiunto dell’album: gli Infection Code si esprimono tramite slogan e versi caustici, abrasivi, scoperchianti la verità di un sistema opprimente e limitante, che castra ogni tipo di velleità e speranza individuale. Le nenie urlate e claustrofobiche (tutte in italiano) di Gabriele ci conducono a calci in culo verso un muro di carta vetrata da dove, una volta rimossa la patina di cecità, si potrà scoprire il senso distopico e matrixiano della nostra esistenza. Fanno da contraltare alle tragiche denunce del frontman i suoi tre compari di band, bravissimi a plasmare un sound che è industrial-noise al 100%, ma che si bagna in acide stoccate grindcore (i due estremi di “Dissenso”, “Santa Mattanza” e “Sentenza”), evoluzioni oscure e caotiche a tinte doomeggianti (“Strategie”, “In Assoluto Silenzio” e “DSSN”), oppure crescendo tribali ed ipnotici in cui tutti gli strumenti e l’effettistica del bassista Enrico Cerrato si fondono in un’amalgama talvolta anche melodica e a tratti catchy, ma per la maggior parte del tempo assolutamente straniante e destabilizzante. “Costretti A Sanguinare” è un esempio perfetto di tali crescendo d’intensità mantrica, così come “Ad Nauseam” spiega in maniera sagace un titolo alquanto esplicito. Tra tutto, però, si erge a miglior brano del lavoro la terza traccia, “Macerie”, una summa bilanciata e avvincente di ciò in cui si sono evoluti i Nostri, un’entità con una personalità fortissima, in grado di dipingere arazzi sonici di rara sagacia e grigia bellezza. Perdurano ed invecchiano migliorando, gli Infection Code, in una scena che non ha donato loro niente, se non, parafrasando un verso di “Dissenso”, un ‘ciclo continuo di vita tendente al nulla’. Eppur questo nulla si muove, si contorce e pulsa di rabbia spaventosa. Bravissimi e un gran bel ritorno!