8.0
- Band: INFECTION CODE
- Durata: 00:43:59
- Disponibile dal: /11/2010
- Etichetta:
- New Lm Records
- Distributore: Masterpiece
Che coraggio, porcaccia la miseria!! Il nuovo disco dei nostrani noise-corers Infection Code – il quarto full-length “Fine” – completa l’evoluzione esponenziale della band e porta il concept del Codice quasi oltre le barriere dell’avanguardia metallica e certo all’interno di regimi vicini alla schizofrenia e alla paranoia catatonica. Sono parecchio lontani i tempi del clamore psicotico e industriale di un album quale “Sterile”, così come il penultimo “Intimacy” si rivela ora solo l’antipasto transitorio di ciò che è giunto finalmente oggi alle nostre orecchie: un pastone musicale logico ma caotico, calmante ma disturbante, colorato ma cinereo, in cui il quartetto piemontese si sbizzarrisce e si stupisce da solo nel creare brani che paiono di volta in volta mantra lisergici (“Varnish”), implosioni nevrotiche (“Collapse Of The Red Side”, “Black Glue”, “All Colours”), nenie rumoristiche drogate di apatia (“Grey”) oppure particolari sermoni noise-folk dalle melodie fulminanti (“Painting My Life”). Per poi concludere piazzando, come ciliegina sulla torta, una strepitosa cover sintetica e glaciale di “Cupe Vampe” dei CSI, scelta che denota anche una classe sopraffina e gusti quantomeno trasversali. Gli Infection Code del 2010 hanno la severità e l’interezza di un rigido maestro di karate, così come la follia interiore e la catarsi di un aspirante suicida. Completamente imprevedibili. E per certi versi spaventosi. Ambient, noise, post, nu, atmospheric, folk, lo spettro dei Godflesh sempre presente: c’è tutto questo in “Fine”, un lavoro enorme per ricerca sonora e sperimentazione, sia strumentale che vocale e d’atmosfera. Lavoro non per tutti, chiaramente, bensì solo per chi si sente in grado di progredire senza timore di perdere il proprio passato. Triste come il grigio, puro come il bianco, buio come il nero. Un arcobaleno che crolla. Verso la “Fine”.