7.0
- Band: INFECTION CODE
- Durata: 00:40:00
- Disponibile dal: 23/06/2003
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Con abissale ritardo dovuto a sfighe postali e deliri affini, recensiamo il meritevole esordio sulla lunga distanza dei piemontesi Infection Code. Meritevole perché, nonostante i nostri siano spesso accomunati alla scena nu-metal italiana, la ricerca musicale del quartetto si allontana notevolmente dai canoni del crossover più trito per affilare le proprie armi con suggestioni industriali e pesanti infiltrazioni estreme. Se il punto di partenza per i nostri rimane comunque un metalcore moderno e pesante, di stampo a volte Fear Factoriano, la band dimostra di saper incorporare nel proprio suono influenze che vanno dagli Static X ai Korn, dal death metal (ascoltate “Manipulated”…) all’industrial rock senza risentire eccessivamente della disparità di situazioni ed ispirazioni che in questo melting pot si viene inevitabilmente a creare. Fil rouge dell’intero lavoro è il senso di reale claustrofobia tecnologica suggerito più dal serrato rincorrersi dei riff che dall’effettiva presenza di effetti ‘futuristici’, elemento che, all’interno del suono degli Infection Code, rappresenta una cornice al potente suono di chitarra e alle soluzioni ritmiche, spesso decisamente azzeccate, congegnate da Enrico e Riky. Non molti i difetti dell’album, per lo più imputabili all’inesperienza; un po’ di ripetitività in fase di riffing e la monoliticità a volte troppo opprimente di certe strutture sono i punti deboli di un lavoro che mette in risalto le potenzialità di una band in grado di rileggere gli stilemi del crossover più aggressivo alla luce di una passione per il metal estremo e per le soluzioni ‘tecnologiche’. Produzione decisamente valida ad opera del buon Tommy Talamanca (chitarrista dei Sadist e proprietario dei Nadir Studios) e grafica discreta ma non esaltante completano il quadro di un lavoro imperdibile per gli appassionati della ‘nuova’ scena italiana.