7.0
- Band: INFECTION CODE
- Durata: 00:51:08
- Disponibile dal: /06/2004
- Etichetta:
- New Lm Records
- Distributore: Masterpiece
Tornano, dopo il riuscito debut-album “Life Continuity Point” del 2002, i nostrani industrial-metaller Infection Code: il rientro sulle scene si materializza con un nuovo full-length, intitolato “Sterile”, che non tradisce le attese. Il quartetto piemontese, aiutato molto anche dalla speciale produzione di Tommy Talamanca dei Sadist, realizzata agli ottimi Nadir Studios, si conferma fra i prime-mover del movimento industrial/metallo deviato della nostra penisola, grazie ad un platter ispirato e con pochi compromessi, ricco di violenza, schizofrenia e allucinazioni, diffuse all’interno dell’animo dell’ascoltatore attraverso partiture di chitarra ossessive, distorte e malate, percussioni ipnotizzanti e l’uso inquietante della voce di Gabriele, uno dei punti di forza del sound degli Infetti (così si auto-chiamano i componenti della band). Il lavoro in questione, giudicato nella sua globalità, quasi non fa una piega, trattandosi di buonissima sequenza di brani assolutamente invitanti e ben (de)strutturati; scendendo, però, nel particolare ed analizzando le qualità di ogni singola traccia, si possono intravedere crepe un tantino più grosse e certe lacune che, dato anche l’alto numero di brani compresi in “Sterile”, vengono più facilmente a galla: ovvero, si sta parlando di una certa ripetitività di soluzioni, le quali, pur essendo piuttosto ricercate, alla lunga stancano un po’; escludendo, infatti, le canzoni non-canzoni, quali ad esempio “Hallucinations…”, la recitata “Whitepeace”, la conclusiva “Candledrome”, nelle quali la devianza dei piemontesi è palesemente portata alla luce, il folto plotone di brani completi è talmente a-melodico, senza capo né coda (in senso buono, s’intende) e difficile da assimilare subitamente, che forse ridurre il numero dei pezzi avrebbe avuto un effetto positivo. Ma queste considerazioni lasciano un po’ il tempo che trovano…”Sterile” è comunque un lavoro composto con maestria, in cui la ricerca sonora (avvenuta, crediamo, in un manicomio), è ben condotta e resa in note musicali. “Aphasic”, “Almost Meat”, “Narcotica” e “New Isolation Form” sono distruttive nel loro martellante e nervoso contorcersi e, inglobando elementi provenienti dal post-core, dal noise e dal death meshugghiano, rivelano le spiccate dosi d’originalità presenti negli Infection Code. Bel disco, quindi, e di certo consigliato.