8.5
- Band: INFERNAL POETRY
- Durata: 00:42:39
- Disponibile dal: 26/01/2005
- Etichetta:
- Fuel Records
- Distributore: Self
Spotify:
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E’ un peccato, davvero un grosso peccato: “Beholding The Unpure”, secondo, mirabile parto dei nostrani Infernal Poetry, trova il suo unico, vero difetto nell’uscire praticamente in contemporanea con due dischi dal forte richiamo e di grande attrattiva, quali “Enemy Of God” dei Kreator e “Character” dei Dark Tranquillity; il rischio che il pubblico metallaro tenda a snobbare, anche solo per obbligate ragioni economiche, il lavoro in questione è purtroppo elevato e a noi altro non tocca da fare che cercare di descrivervi come meglio ci riesce questo gioiellino musicale, un disco semplicemente spettacolare! Reduci dallo split d’antipasto con i Dark Lunacy e dal ben accolto debut-album “Not Light But Rather Visible Darkness”, la Poesia Infernale torna in una veste più matura, ancor più perfezionata (e perfezionista) e totalmente schizzata: la base della musica del combo marchigiano è sempre un death metal tecnico-melodico, moderno e mai monotono, complesso e ricco di influenze, comunque incanalate in un concetto creativo assolutamente personale, originale e piuttosto innovativo; la schizofrenia del gruppo, oltre che rivelarsi nelle liriche delle canzoni e nella mostruosa interpretazione multivocale di Paolo Ojetti, si manifesta maestosa in ogni passaggio di “Beholding The Unpure”, mai fine a sé stessa però, mai senza senso. Una notevole dose di derivazioni post-core è presente fra le tracce proposte, in particolar modo nelle ritmiche, dove la batteria di Andrea Rabuini (ora sostituito da Alessandro Vagnoni), il basso di Alessandro Infusini e la coppia di chitarre (Galassi/Morbidoni) si sbizzarriscono nell’inventarsi soluzioni malate, vicine alla pura improvvisazione, subito seguite da parti più “normali” di sicuro impatto. Immaginate Death e Dark Tranquillity sorpresi a jammare con Meshuggah e Candiria: questi nomi potrebbero servire a darvi un’idea di cosa ci si possa aspettare dalla nuova creatura degli Infernal Poetry, creatura che prende vita con un terzetto di brani magnifici, esemplari nell’introdurre la magica verve compositiva dei nostri: difficilissimo scegliere la song migliore tra “I Always Lay Beneath”, “Crawl” e “The Unpurifier”; “The Frozen Claws Of Winter” è più classica e spazia svagata anche in territori blacky, prima di cedere il passo all’inquietante “Insane Vein Invading Inner Spaces”, delirante traccia senza batteria, la quale fa da spartiacque fra la prima e la seconda metà del CD, proseguente con le ottime “Fleshapes” e “The Punishment”, due brani che da soli valgono l’acquisto del disco. E prima che la traccia video di “Hell Spawn” (un brano del primo album) doni piacere anche agli occhi, ecco giungere “Blood Spilled For Spell”, altro piccolo capolavoro, e la temeraria cover di “Fear Of The Dark” dei Maiden, eseguita in puro stile Infernal Poetry e valida almeno quanto l’originale (no, no, non è affatto una bestemmia!). Mille diverse sfaccettature e mille arrangiamenti contornano le song: inutile parlarne oltre…occorre far proprio a tutti i costi questo disco, non ve ne pentirete per nessun motivo! La miglior band estrema italiana? Azzardiamo pure un sì…