8.0
- Band: DARK LUNACY , INFERNAL POETRY
- Durata: 00:20:00
- Disponibile dal: //2003
- Distributore: Self
Ecco uno di quegli split che si ascoltano sempre molto volentieri: i due gruppi in questione sono Infernal Poetry e Dark Lunacy, autori di due debut che non molto tempo fa hanno cominciato a far parlare di loro (rispettivamente “Not Light But Rather Visible Darkness” e “Devoid”) grazie alle ottime qualità di cui i gruppi disponevano, e che hanno permesso loro di ottenere entusiastiche approvazioni dalla critica. Oggi, a pochi mesi di distanza dal rilasciare un altro album, i due gruppi ci vogliono presentare un gustoso antipasto di due delle canzoni che andranno a finire poi sui loro nuovi prodotti in una nuova veste. Partiamo dunque con gli Infernal Poetry, che hanno dalla loro parte un death metal potente e tecnico, ma anche melodico al punto giusto quando serve (insomma, niente “bluarghhh blaaaahhh” lasciati al caso, per intenderci), come si può constatare nella grandiosa “The Punishment”, divina death song ricca di influenze, a partire da un certo death piuttosto raffinato d’oltreoceano (inutile dire che non mi riferisco alla scena brutal della Florida!), per finire con i nostrani Node (molto del loro ultimo corso affiora in questa song) ed alcune influenze vagamente gotiche, nel gradevolissimo intermezzo con voce pulita; la successiva “The Frozen Claws Of Winter” è invece un pezzo più canonico, e per questo forse meno affascinante (anche se comunque di alta caratura qualitativa), che presenta un andamento molto tirato e più tradizionale, presentando nell’ottimo refrain qualche riminiscenza black metal. Analizzata l’ottima prova di questo gruppo, passiamo ora ai Dark Lunacy, sui quali pezzi qui presenti ho già avuto modo di esprimermi in sede appropriata, e precisamente con la recensione del “Promo 2002”; i due pezzi che si trovano in questo split apparivano infatti anche nel disco sopracitato. Si tratta di “Defaced” e “Die To Reborn”, due canzoni (come avevo già constato) in puro stile Dark Lunacy (visto che di stile proprio ormai si può parlare, grazie alla freschezza che aveva apportato “Devoid” in una scena fondamentalmente stantìa), ma che peccano un pochino per originalità e qualità (si ha a volte una sensazione di déjà-vu, come se il quartetto parmense avesse ripreso non solo le sonorità, ma ben di più dal primo disco), anche se risultano comunque due pezzi più che buoni, sempre dotati di quel feeling che i Dark Lunacy sanno esprimere, e sempre fautori del loro classico trademark, costituito da voce in growling, clean female vocals, accelerazioni death, atmosfere gotiche, violini, orchestrazioni varie e chi più ne ha più ne metta; non c’è stato dunque nessuno snaturamento nel loro sound, che è rimasto sempre quello risalente al debut di due anni fa (chi ha apprezzato quel disco, dunque, non credo farà fatica a lodare anche questi pezzi). La conclusione? Volendo metterla su un piano di ‘gara’, forse risultano vincitori gli Infernal Poetry, grazie ad una qualità sensibilmente superiore (l’originalità non si discute, entrambi i gruppi sono portatori di sound freschi e ricchi di elementi che rendono la loro musica variegata rispetto a moltissime produzioni), ma una cosa è certa: questi due gruppi meritano grande considerazione, ed attualmente sono tra le band più valide ed interessanti su cui il nostro paese possa contare, e questo split è il modo migliore per farsi un’idea di come l’Italia non sia solo un’inesauribile fucina di gruppi power tutti uguali tra loro, ma una terra che può contare su produzioni di livello molto più alto. A voi, acquisto consigliatissimo (specie per chi ama queste sonorità ma non ha avuto modo di sentire i debut di queste due band).