7.5
- Band: INFERNAL POETRY
- Durata: 00:40:34
- Disponibile dal: 25/05/2009
- Etichetta:
- Casket Music
- Distributore: Audioglobe
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Infernal Poetry, finalmente il nuovo capitolo! Son passati più di due anni dalla pubblicazione di “Nervous System Checking”, EP d’antipasto che doveva servire a traslare i loro fan dal superbo “Beholding The Unpure” al qui presente “Nervous System Failure”, all’epoca previsto per i primi mesi del 2008; ebbene, in questo inizio d’estate 2009, eccoci dunque al tanto atteso (e ritardato) evento. Come promessoci da Daniele Galassi nell’ultima intervista alla band, chiunque stava aspettando la parte seconda di “Beholding The Unpure” probabilmente rimarrà con un pugno di mosche in mano, in quanto la formazione marchigiana non ha invertito per niente la rotta intrapresa, immergendosi in pieno in quello che ormai viene solidamente chiamato schizo metal, miscuglio incessantemente nevrotico e schizofrenico di groove, grind, jazz, qualcosa-core, death, filastrocche e follia allo stato brado. Ciò che è certo è che gli Infernal Poetry stanno abbandonando le influenze prettamente death metal e/o melo-death: gli spettri di Death e Dark Tranquillity sembrano infatti avere lasciato i corpi dei cinque musicisti, sempre più concentrati a creare la loro personale Visione del Caos. Caos che sicuramente transita per molteplici ascolti alternativi, ma che riesce a riunirsi – se proprio dobbiamo richiamare nomi noti alla massa – sotto le coordinate di System Of A Down, Sadist, Meshuggah e qualche gruppo math-core meno cervellotico. Considerazioni, le nostre, che vanno comunque prese con le pinze, in quanto l’attuale proposta di Paolo Ojetti e compari spazia attraverso un’esagerata moltitudine di generi per poi riformarsi in un sound che, al giorno d’oggi, non viene presentato da nessuno, se non, nel recente passato e in dosi molto più commerciali, dai già citati SOAD. Aiutato dal sempre azzeccato artwork di Lorenzo Mariani – una vera esplosione di infermità neuronica – “Nervous System Failure” faticherà un po’ ad insinuarsi nella vostra corteccia cerebrale, soprattutto se avete apprezzato oltre i limiti “Beholding The Unpure”, lavoro che resta indiscutibilmente superiore, ma una volta assimilati tutti i continui cambi di tempo e di tonalità vocale e le strofe schizoidi che accompagnano i brani, allora vi troverete davanti ad un disco che dal vivo saprà sicuramente esaltare la folla e dotato di un’energia devastante. Inutile soffermarsi su pezzi in particolare: ogni singola traccia, comprese le strumentali più malate (da angoscia totale “La Macchina Del Trapasso”), va per la sua strada e piace per diversi motivi. Insomma, pur non raggiungendo gli eccelsi livelli del passato, gli Infernal Poetry si confermano fra le realtà più estroverse e amanti del rischio del nostro Metallo. Album che dividerà molto appassionati e critica: è proprio uno di quei lavori che o si odia o si ama.