6.5
- Band: INGESTED
- Durata: 00:43:00
- Disponibile dal: 12/01/2015
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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A differenza di numerosi altri gruppi usciti nel corso del cosiddetto “boom” death-core e slam di una manciata di anni fa, gli Ingested sono riusciti a sopravvivere dopo la morte del trend e a rimanere quasi sempre attivi, suonando dal vivo e sfornando nuovo materiale con discreta regolarità. Per di più, “The Architect of Extinction” viene addirittura pubblicato dalla Century Media Records, con la quale la Siege of Amida – label dei Nostri – ha di recente siglato un contratto di distribuzione. Facile quindi prevedere che con questo nuovo album il quintetto britannico proverà ad imporsi definitivamente, cavalcando l’onda dell’apprezzato EP “Revered by No-One, Feared by All” e cercando di sfruttare al meglio la spinta promozionale del succitato colosso discografico tedesco. Del resto, con “The Architect…” gli Ingested vanno sul sicuro, cambiando di pochissimo la propria formula e offrendo ai fan esattamente ciò che ormai da tempo ci si aspetta puntualmente da loro. Fatta eccezione per “Penance” – insolita traccia strumentale dal taglio piuttosto arioso – la proposta è sempre un death metal moderno che cerca il groove con insistenza, con brani che sovente si attorcigliano in saliscendi ritmici volti quasi sempre a lanciare un grande breakdown liberatorio. I ragazzi come al solito guardano soprattutto a Devourment, Despised Icon e Dying Fetus, calcando molto la mano su riff grassi e toni asfissianti. Con brani che si attestano su una durata media di quattro minuti abbondanti, il gruppo però non sempre riesce a brillare per efficacia: se da un lato si apprezza la volontà di dare a certe composizioni maggiore profondità e un’impronta tutto sommato elaborata, dall’altro è spesso facile rendersi conto come delle strutture alla “Destroy The Opposition” non siano esattamente alla portata dei Nostri, che qua e là inciampano in ripetizioni o parti noiosette. Gli Ingested dovrebbero provare a recuperare l’immediatezza che aveva marchiato il loro esordio “Surpassing the Boundaries of Human Suffering” o, più semplicemente, limitarsi a fare i fabbri, perchè quando tirano dritto – vedi l’ignorante “A Nightmare Incarnate” – i risultati sono divertentissimi. Nel complesso, “The Architect of Extinction” si dimostra un’opera discreta, senz’altro migliore del precedente full-length “The Surreption”, ma per spiccare il salto decisivo alla band di Manchester forse manca ancora qualcosa.