INHUMAN CONDITION – Fearsick

Pubblicato il 08/07/2022 da
voto
7.0

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Massacre e Obituary. Ascoltando “Fearsick”, seconda fatica degli Inhuman Condition, è impossibile non correre lì, ricordarsi e cercare di rivivere le vibrazioni che gli ascolti di dischi come “From Beyond” e “Cause of Death” ci hanno donato. Ad appena un anno dalla pubblicazione del debut “Rat God”, i death metaller statunitensi tornano insomma sul medesimo luogo del delitto, riprendendo le fila di un discorso che sinora ha regalato loro soddisfazioni ampie e per certi versi inaspettate.
Pare che metà della tracklist di questa nuova opera fosse già pronta all’uscita del primo album: ascoltando il materiale tutto d’un fiato, arrivando magari da un pronto ripasso dell’esordio, non fatichiamo a crederci. L’impostazione sonora e l’indirizzo stilistico sono infatti gli stessi, con solo un tono leggermente più cupo a differenziare qua e là questo “Fearsick” dal lavoro precedente. Se quest’ultimo ogni tanto amava poggiarsi su midtempo grassi e baldanzosi, il ritorno dei floridiani trasmette un feeling un pochino più severo e mordace, pur restando saldamente ancorato ai riferimenti succitati. Gli Inhuman Condition non hanno alcun interesse nel compiere un loro viaggio personale che possa coincidere con una ricerca musicale profonda e introspettiva: al contrario, preferiscono mantenere i piedi ben piantati a terra, mentre esaminano le proprie vecchie passioni e le confrontano con un presente irrequieto, dove ancora si parla della loro faida con i Massacre di Kam Lee.
Per questi motivi, “Fearsick” pare giustamente uscire dal 1991, con una serie di brani-tributo a un modo di suonare il death metal sempre più riscoperto e venerato. Canzoni semplici, anche discretamente orecchiabili, interpretate con quella nonchalance necessaria per rilassarsi e concentrarsi su poche cose fatte bene.
Dolcemente rétro e fieramente popolare, il death metal della band americana ogni tanto scade in qualche banalità sin troppo vistosa, ma, nel complesso, sa intrattenere e strappare più di un sorriso, scivolando dritto fino alla fine. Come per il debut, impeccabile la resa sonora, così come l’esecuzione di un trio – Jeramie Kling (The Absence, ex Massacre), Taylor Nordberg (Deicide, The Absence, ex Massacre) e Terry Butler (Obituary, ex Death, ex Massacre, ex Six Feet Under) – che dà veramente l’idea di divertirsi parecchio, tanto che il risultato finale continua a confermarsi migliore delle ultime prove di entrambi i gruppi citati nell’incipit.

TRACKLIST

  1. The Mold Testament
  2. Recycled Hate
  3. Causting Vomit Reveries
  4. I'm Now the Monster
  5. King Con
  6. Hellucid
  7. Wound Collector
  8. Fencewalker
  9. Where Pain Is Infinity
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