INNER SHRINE – Aita

Pubblicato il 30/07/2024 da
voto
7.0
  • Band: INNER SHRINE
  • Durata: 00:22:16
  • Disponibile dal: 20/06/2024
  • Etichetta:
  • Lands Of Glory

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I fiorentini Inner Shrine, dopo un silenzio durato cinque anni ed una carriera che ormai prosegue in un anonimato scosso soltanto dalle pubblicazioni di nuovi capitoli musicali, che comunque si susseguono piuttosto regolari, si rifanno vivi con questo “Aita”, un EP che fa seguito all’ultimo album sulla lunga distanza, risalente al 2019 ed intitolato “Heroes”.
La scelta di Luca Liotti e Leonardo Moretti, il duo alla guida della band toscana fin dalla fondazione avvenuta nel 1995, di pubblicare un EP in vece di un full-length album ci rende alquanto perplessi. L’ispirazione è presente in dosi abbondanti – e dopo quasi trent’anni di carriera in ambito gothic metal orchestral-sinfonico non è cosa da tutti i giorni – il concept scelto è molto interessante e affascinante, la qualità dei brani è elevata: un peccato dunque, secondo noi, accontentarsi di ‘soli’ sette pezzi per un minutaggio di ventidue minuti e poco più; c’era tutto il tempo, presumiamo, le capacità e le possibilità per approfondire le molte porte aperte in “Aita”, sia a livello stilistico, sia sotto il profilo lirico e storico. In questo modo, pur potendo assolutamente assegnare una valutazione positiva al disco in questione, la reale sensazione è di avere per le mani e tra le orecchie un ‘piccolo grande’ album incompiuto.
Il vagabondare tra gli inferi del mondo etrusco, i suoi demoni e tratti di storia che toccano da vicino, ovviamente, il popolo italiano, fa crescere nell’ascoltatore un’innata curiosità ancestrale, perché gli Etruschi sono sulla bocca di tutti e nessuno, persi tra memorie scolastiche antiche e il folklore italico che ne cerca spesso di divulgare le gesta, le credenze e i modi di vivere… e di morire, anche, in quanto è chiaro che uno degli aspetti più significativi del popolo che visse abitando le attuali regioni del centro-Italia è proprio il suo culto dei morti.
Da qui, dalla sua rappresentazione in musica, parte infatti “Aita”, tanto breve ed effimero quanto allo stesso tempo denso e pregno di arte.
Gli Inner Shrine sono bravi ad ottenere buoni risultati sciorinando una capacità compositiva di qualità e da alte sfere, ma senza mai farla risultare troppo pomposa o iper-referenziale. Il riffing di chitarra, tornato ad essere d’impatto, si plasma a seconda dell’episodio da dover gestire, ma resta minimale, mai troppo tecnico, possente e dal giusto groove; viene lasciato alle orchestrazioni, alle tastiere e all’utilizzo delle voci l’abile ricamo che avvolge ogni traccia e dà loro riconoscibilità e vera vita.
Proprio le voci, ad esempio, non vanno mai sopra le righe, vengono usate come veri e propri strumenti aggiuntivi, apparendo e scomparendo quasi all’improvviso, come semplice arrangiamento e praticamente mai come elemento portante del brano. Le mini-sinfonie dei due ragazzi fiorentini, come già accennato, si mantengono scarne nella quantità di arrangiamenti di chitarra e cambi di tempo, ma la marzialità imposta dalla ritmica e la diversità delle orchestrazioni usate crea una giusta dicotomia semplice-complesso che rende molto avvincente tutto l’ascolto. Aiutate, in ciò, chiaramente anche dalla facile e comoda fruibilità di pochi minuti di musica.
Da discutere, sebbene lo spieghi bene in sede di nota biografica la stessa band, la decisione di mettere quelle che sono in pratica due outro una dietro l’altra alla fine del lavoro: “Ostium Paradisi” e “Porta Inferorum”, due finali alternativi e opposti del viaggio intrapreso nell’aldilà etrusco, sono due strumentali che avrebbero funzionato meglio – forse un po’ banalmente ma tant’è – una all’inizio e una alla fine della tracklist, per poi lasciare nel mezzo, nel fulcro di tutto, quelle che sono le tracce-succo di “Aita”, le mini-sinfonie di cui sopra, tra le quali spiccano certamente il singolo “Tuchulca”, oscuro e cupo incedere che ricorda da vicinissimo i migliori Therion e i greci Septicflesh nella loro versione più visionaria; “Charun”, dedicata al Caronte dell’Etruria, che riassume benissimo i contenuti del lavoro; e “Ipogeo Volumni”, l’episodio più tirato, aggressivo e messo a lucido di “Aita”, con il quale gli Inner Shrine dimostrano di saper ancora infondere buone dosi di adrenalina e livore.
Sempre di gothic metal orchestrale si tratta, sia chiaro, ma non mancano comunque le occasioni per trovarsi a dare qualche scapocciata per aria.
Lo abbiamo già precisato più sopra, il voto ed il rientro sulle scene per gli Inner Shrine sono positivi, ma crediamo che sarebbe davvero valsa la pena fare uno sforzo maggiore per dare, oltre alla buona qualità, anche una più consistente quantità. Vi aspettiamo presto con altro materiale!

 

TRACKLIST

  1. Aita
  2. Charun
  3. Vanth
  4. Ipogeo Volumni
  5. Tuchulca
  6. Ostium Paradisi
  7. Porta Inferorum
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