
8.0
- Band: INQUISITION
- Durata: 00:44:48
- Disponibile dal: 26/01/2024
- Etichetta:
- Agonia Records
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Perdita e isolamento come condizioni da cui trarre le energie necessarie a non soccombere, andando avanti nonostante tutto. E, su quel tutto, ergersi grazie alla forza di dischi che parlano da soli in termini di ispirazione, freschezza e sensibilità.
Dall’ormai celebre articolo pubblicato da MetalSucks nel marzo 2018, la carriera degli Inquisition è entrata in una fase da cui difficilmente uscirà mai, fatta di album rilasciati senza una promozione ufficiale, date live col contagocce e, più in generale, di un marchio di infamia indelebile sulla persona di Jason Jordan Weirbach (in arte Dagon), eppure – nonostante il perdurare di astio e boicottaggi di una grossa fetta della comunità metal – il duo americano continua a stupire, realizzando opere in grado di posizionarsi agevolmente ai vertici della loro produzione.
Era stato così nel 2020, quando Agonia Records rilasciò praticamente a sorpresa “Black Mass for a Mass Grave”, maestoso e afflitto come nessun’altro lavoro della band, oltre che promulgatore di diverse novità all’interno del suono complessivo, e così è anche oggi, con una raccolta dal titolo nuovamente altisonante che, memore del contenuto del precedente capitolo, ne porta avanti il discorso all’interno di uno scenario cangiante, simile a quello di un’antica saga epica.
“Veneration Of Medieval Mysticism And Cosmological Violence” riparte dunque da un’idea di black metal nella quale arpeggi, assoli e punteggiature di tastiera non vanno più visti come elementi occasionali atti a dare respiro e dinamismo alla formula, ma come paradigmi di un songwriting che, dopo anni con lo sguardo rivolto alle tenebre e alla freddezza del cosmo, si orienta anche alle fragilità e al cuore dell’uomo, differenziandosi da quello di “Black Mass…” in virtù di un approccio più compatto e di un’atmosfera che sceglie la via dell’eroismo anziché quella della malinconia.
Infatti, se il numero di pezzi (tredici) poteva essere la cartina tornasole di un ascolto corposo, il minutaggio effettivo ci smentisce con una tracklist di ‘soli’ tre quarti d’ora di durata (non accadeva dai tempi di “Obscure Verses For The Multiverse”), mentre il mood generale, fin dall’opener “Witchcraft Within A Gothic Tomb”, si colora di passione e aggressività spingendo su un riffing pugnace e su un impianto ritmico assai ‘dritto’ e asciutto, cortesia di un Incubus come sempre funzionale alla narrazione scelta dal leader. Quest’ultimo, inutile sottolinearlo, dà ancora una volta il meglio di sé, confermandosi uno dei musicisti più ingegnosi e personali della scena: abbracciando compiutamente la melodia, il suo guitar work si è ormai fatto omnicomprensivo, in un flusso dove armonia e dissonanza, vecchia e nuova scuola, si fondono con un gusto e una coerenza invidiabili, mentre dalla prova al microfono – assodata la gamma di vocalizzi del passato, incluso il famigerato screaming ‘anfibio’ – fanno timidamente capolino degli interventi simil-puliti che ampliano il terreno di scontro, con il finale della title-track che a questo proposito si configura come uno dei momenti più audaci dell’ascolto.
A conti fatti, “Veneration…” è black metal nella sua forma più alta, autentica e degna di essere equiparata a quella dei maestri degli anni Novanta; un flusso in cui, brano dopo brano, immediatezza e ricerca raggiungono una sintesi pregna di creatività e passaggi clamorosi (basti sentire il riff portante di “Memories Within an Empty Castle in Ruins”), finendo già da ora tra le uscite cruciali di questo 2024 appena iniziato.
Difficile, anche a fronte di certi trascorsi legali, ignorarne la magia.