
7.5
- Band: INSINERATEHYMN
- Durata: 00:39:10
- Disponibile dal: 21/04/2025
- Etichetta:
- Memento Mori
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Con “Irreverence of the Divine”, gli Insineratehymn affilano il loro arsenale e raggiungono un nuovo livello di compattezza e coerenza stilistica, offrendo un lavoro che si muove con ancora più decisione nel solco di certo death metal vecchia scuola.
Se nelle sue prime uscite la band californiana aveva spaziato su vari fronti death metal, mescolando più influenze, compresi alcuni accenti swedish comunque sempre riconducibili alla scuola dei primi anni Novanta, oggi il focus si è tutto sommato spostato su una forma di death metal maggiormente nordamericano, dal taglio sonoro più rotondo, snello e thrashy.
Le principali influenze possono ora essere rinvenute nei grandi classici di primi Deicide, Disincarnate, Gorguts, Brutality, con strutture e riff affilati e diversi passaggi groovy alternati a ripartenze più libere e galoppanti. A questo punto, un accostamento con quanto fatto ultimamente dai connazionali Skeletal Remains sorgerebbe spontaneo – e a ragione – ma va al contempo sottolineato come gli Insineratehymn, almeno per ora, mantengano uno spirito un po’ più underground, con una resa sonora meno limpida e un clima generalmente più fosco e velenoso.
La composizione di veri e propri ‘singoli’ non è forse ancora nelle loro corde, ma il songwriting di questo nuovo album, almeno a tratti, risulta appunto più ‘orecchiabile’ rispetto a quanto mostrato in precedenza, con diversi momenti già piuttosto accattivanti sin dal primo ascolto. Si può parlare di un netto passo in avanti in questo senso, dato che il quartetto è riuscito a mantenere un approccio ostile affinando al tempo stesso una leggibilità che rende l’ascolto meno monolitico rispetto al passato.
Il riffing delle chitarre è naturalmente il vero cuore pulsante dell’album: fitto, serrato e onnipresente, con un’alternanza tra fraseggi più intricati e soluzioni dal gusto più diretto ed essenziale. In alcuni momenti all’interno di composizioni sempre comunque piuttosto articolate, la band sembra quasi richiamare quel senso di urgenza e semplicità che caratterizzava i Deicide di “Once Upon the Cross”, puntando su riff d’impatto immediato, privi di orpelli, ma spesso subito efficaci e divertenti. Un esempio lampante di questo approccio sono episodi come la title-track, “Cosmic Abominations” o “Sempiternal Suicide”, i quali rientrano senz’altro tra le canzoni più riuscite nel repertorio dei ragazzi statunitensi.
Siamo dunque al cospetto di un salto di qualità per una band la cui dedizione al genere è evidente: gli Insineratehymn non desiderano ovviamente rivoluzionare alcunché, ma questa si conferma una realtà capace di padroneggiare le regole di certo death metal con una sicurezza crescente. “Irreverence of the Divine” ha i riff: per un determinato tipo di ascoltatori particolarmente legati a questa vecchia scuola, ciò potrà senz’altro bastare.