voto
7.0
7.0
- Band: INTEGRITY
- Durata: 00:37:20
- Disponibile dal: /05/2010
- Etichetta:
- Deathwish Inc.
- Distributore: Andromeda
Streaming non ancora disponibile
Meglio togliersi subito il pensiero e dirlo con chiarezza: senza gli Integrity il metal-core non sarebbe mai esistito. Non ci riferiamo all’ormai tipico suono "melodic death metal + breakdown" (Unearth?) oppure a quello "groove + ritmiche marziali" (Hatebreed?) che ha fatto la fortuna di tantissimi gruppi negli ultimi anni. Più semplicemente, senza gli Integrity (e gli Shai Hulud), la parola metal-core non sarebbe mai stata coniata. Solo apparentemente può sembrare un dettaglio per pignoli collezionisti di inutili informazioni, in realtà questo è un termine che negli ultimi dieci anni è servito – non sempre a proposito – per descrivere un numero impressionante di sonorità, riferimenti, influenze e gruppi. E provate solo per un attimo a trovare una valida alternativa per far capire oggi che musica suonino realtà come quelle succitate, pergiunta in due parole! Detto questo, andiamo a parlare del nuovo disco della band di Dwid Hellion, che esce a ben sette anni di distanza dal precedente "To Die For". "The Blackest Curse" vede i nostri tornare alla carica in maniera assolutamente coerente con quanto offerto sino a oggi, ma con una marcia in più in termini di efficacia e compattezza. "Compatto" è proprio l’aggettivo che più di ogni altro ci viene alla mente durante l’ascolto del platter: la tracklist, quasi totalmente votata all’impatto, si muove in bilico tra thrash metal old school e cadenze hardcore con grande maestria, ha dalla sua una perenne atmosfera cupissima (se non negativa) e le sue brevi aperture melodiche si rivelano sempre perfettamente calibrate, dando respiro ma evitando che si esca anche solo per un secondo dal suddetto clima malsano, proprio come sapevano fare i grandi Slayer una volta. Ma, aldilà dei riferimenti, "The Blackest Curse" è semplicemente un disco intenso e maturo… la conferma della malvagità e delle doti visionarie di questa sottovalutata formazione.