8.0
- Band: INTERMENT
- Durata: 00:36:12
- Disponibile dal: /04/2010
- Etichetta:
- Pulverised Records
Sicuramente qualcuno tra voi si ricorderà dei deathster svedesi Centinex, autori di svariati platter disseminati lungo una quindicina di anni di onorata carriera. Ebbene, prima di quell’esperienza, i nostri si facevano chiamare Interment e, sebbene in maniera decisamente minima, contribuirono alla nascita di quello straordinario movimento che prese il via con gli Entombed (o meglio con i Nihilist) e di lì a poco infettò il mondo intero. Stiamo ovviamente parlando del death metal di matrice svedese, fatto di distorsioni e di marciume, di assalti frontali ignorantissimi più che di tecnica strumentale. Terminata qualche anno orsono l’esperienza con i Centinex, Johan Jansson e Martin Schulman hanno pensato bene di rispolverare l’antico monicker e, richiamato il drummer Kennet Englund ed arruolando il guitarist John Forsberg, hanno dato alle stampe quello che è a tutti gli effetti il loro debut album, ovverosia il qui presente “Into The Crypts Of Blasphemy”. Il lavoro è distante anni luce dalle produzione moderne, tecnicamente ineccepibili e fredde come l’acciaio e si colloca ideologicamente a cavallo tra gli anni ottanta ed i nineties: largo alle mitiche chitarre a motosega quindi, così come al growling grezzo e primordiale. I numi tutelari degli Interment sono senza dubbio primi Entombed, Dismember e Carnage; il sound dei nostri è totalmente debitore di quella scena mitica, non si cerca in nessun modo di nascondere l’evidenza. L’originalità quindi è a livelli piuttosto bassi, ma le nove tracce contenute nell’album sono composte e suonate talmente bene e con una convinzione tale da far passare tutto in secondo piano. Gli Interment insomma sono la classica band che dimostra come si possa avere una fortissima personalità pur senza inventare nulla. A tutti gli amanti del death svedese non resta che comprare “Into The Crypts Of Blasphemy”, farlo partire a random e godersi il massacro sonoro. Dalle brevi e ficcanti “Dreaming In Dead” e “The Pestilence”, dove si avvertono evidenti retaggi speed thrash, fino alle più lunghe “Where Death Will Increase” e “Morbid Death” (con dei rallentamenti che richiamano giocoforza i Grave), passando per “Sacrificial Torment”, che rimanda ai Tormented, tutti i brani garantiscono una qualità decisamente alta ed un godimento assicurato. Dopo i fasti di Bloodbath e Funebrarum, ecco un’altra band di old school death metal che suona e scrive come Satana comanda. Consigliatissimi!