7.0
- Band: INVERECUND
- Durata: 00:18:16
- Disponibile dal: 27/07/2023
- Etichetta:
- New Standard Elite
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L’EP d’esordio degli Inverecund, nuova realtà italiana in cui militano membri di Unbirth, Yaldabaoth, Burial e Vexovoid, è una piacevolissima deviazione in territori death metal non troppo esplorati negli ultimi tempi. In un underground sempre più dominato da band intente ad approfondire sonorità care alla cosiddetta vecchia scuola anni Novanta e ogni possibile ibridazione fra queste e tendenze doom, il trio nostrano ci conduce invece alla riscoperta di un suono più teso, compresso e serrato, con un occhio di riguardo per quel panorama dei primi anni Duemila spesso identificabile con le produzioni della vecchia Unique Leader Records. “Engrossed in Horripilation”, non a caso, si conclude con un cover di “Visions of Coming Apocalypse” dei greci Inveracity, gruppo che una ventina di anni fa veniva da più parti considerato fra le migliori promesse di quel filone ‘brutal’ death metal in cui spesso si estremizzavano i concetti cari ai Suffocation, all’interno di un songwriting tecnico e intricato, che perseguiva un costante rimodellamento del suono. Il repertorio dei ragazzi italiani ci fa riassaporare quel medesimo approccio, unendo spunti ora accostabili ai Gorgasm, ora agli Origin, ora agli Antropofagus, in pezzi che alternano le classiche sfuriate mozzafiato ad aperture più groovy e ciondolanti, nei quali la doppia cassa e riff orecchiabili riescono a fornire graditissimi appigli all’ascoltatore.
Nella sostanza, siamo di fronte al classico lavoro per certi versi derivativo, ma al contempo estremamente gradevole. Le chitarre sincopate, le melodie rapidissime e la produzione chiara e potente catapultano direttamente fra il 2000 e il 2008 – e lo fanno con un’autenticità tale da rappresentarne il principale merito. “Rescinded Physiognomy” e “Eruptive Hemangioma” sono le tracce che più mostrano quell’innata inclinazione a miscelare parossismo e soluzioni di più facile presa che invoglia senza sforzi al riascolto. Il fatto poi che tutto si concluda in meno di venti minuti rispetta pienamente il proposito introduttivo dell’opera e accresce l’attesa per quello che sarà il primo vero e proprio album della formazione.