7.5
- Band: INVERNOIR
- Durata: 00:47:46
- Disponibile dal: 27/09/2024
- Etichetta:
- Code666
Spotify non ancora disponibile
Apple Music:
La carriera degli Invernoir procede lenta ma inesorabile, regalandoci un nuovo gradito full-length a quattro anni quasi esatti dalla pubblicazione del debut album “The Void and the Unbearable Loss”.
Con questa seconda prova in studio, il gruppo romano riesce a consolidare e affinare la propria identità, muovendosi con sicurezza tra le ombre di un death-doom melodico che ha i piedi ben piantati nella scuola anni Novanta, al quale vengono aggiunti spunti più contemporanei e una flemma che, soprattutto nei passaggi più algidi e melodici, ricorda gli Swallow The Sun.
Uno degli aspetti più interessanti di “Aimin’ for Oblivion” è la sua compattezza: rispetto al primo album, il nuovo lavoro appare un pizzico meno derivativo, ma anche e soprattutto più coeso e scorrevole. Le influenze del gothic-doom di una volta, pur ovviamente presenti, risultano qui un po’ meno esplicite e meglio celate in una tracklist che questa volta procede evitando strappi troppo marcati tra i vari registri o citazioni fuori misura, in favore di una voce un po’ più distintiva. Esemplificativo in questo senso un brano come “Unworthy”: l’incipit, con le sue atmosfere rarefatte, richiama immediatamente gli Anathema, ma il pezzo si sviluppa poi in un midtempo robusto che sfocia in un chorus avvolgente, mostrando come gli Invernoir sappiano mescolare sapientemente introspezione e potenza, arie wave e classico metallo gotico di paradiselostiana memoria.
Di certo, molte delle classiche regole del genere vengono comunque rispettate con fedeltà: l’alternanza tra growling e voce pulita è ben dosata, le liriche sono impregnate di passionalità e malinconia, e l’incedere dei brani è compassato, ma non per questo monotono. Chiaramente, alcuni momenti possono apparire legati a un copione già noto, ma nel complesso non assistiamo a un semplice tributo; gli sforzi del quartetto sanno bensì di una rielaborazione fatta con un certo brio, dove il rispetto della tradizione prende spesso una piega più vivace, sulla scia di quanto fatto ultimamente da realtà come Counting Hours e Decembre Noir. Parlando di brio, certe strofe in italiano possono forse risultare un filo “over the top”; d’altro canto, è innegabile che queste parti conferiscano un carattere distintivo ai brani in cui sono presenti, contribuendo a delineare un’identità più marcata per la band.
Nel suo insieme, “Aimin’ for Oblivion” si presenta dunque come un album che non dovrebbe lasciare indifferenti i grandi appassionati del genere: con una produzione pulita e potente, capace di valorizzare sia i momenti più intimisti sia quelli più energici, e un’esecuzione impeccabile, con una performance strumentale e vocale che non lascia nulla al caso, questo è un capitolo che dimostra come gli Invernoir siano una formazione in crescita, capace di rimanere fedele alle proprie radici senza rinunciare ad affinarsi.