7.0
- Band: INVERNOIR
- Durata: 00:51:24
- Disponibile dal: 09/10/2020
- Etichetta:
- BadMoodMan Music
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La tradizione gothic-doom romana ha da qualche tempo trovato un altro alfiere negli Invernoir, quartetto in cui militano membri di Lykaion, Ars Onirica e Black Therapy, fra gli altri. Gli otto brani di cui si compone “The Void and the Unbearable Loss”, album che vede il debutto del gruppo capitolino per la sempre affidabile etichetta russa Solitude Productions/BadMoonMan Music, si inseriscono proprio nel quadro di una musica che tende ad evocare immagini torbide e dalle sfumature malinconiche, attraverso architetture che spesso prendono le mosse dalla dimensione acustica per approdare a robuste partiture doom-death metal. Ascoltando il disco, risulta evidente come gli Invernoir siano fan di questo genere di sonorità da parecchi anni: la materia, variopinta e suggestiva, viene trattata con sapienza e condotta attraverso una vasta gamma di registri che raccolgono le caratteristiche salienti della vecchia scuola britannica (primi Anathema e My Dying Bride soprattutto), così come i toni ipnotici e decadenti dei Katatonia degli anni Novanta e alcune folate più orecchiabili, vicine per indole ai connazionali Novembre. Il gruppo, insomma, raccoglie qui anni di ascolti ‘da fan’, concentrandoli e distillandoli con abilità in un album scorrevole e dotato di una visione unitaria. Gli Invernoir ora puntano a certe rarefazioni poetiche, ora si affidano a suoni cupi e fortemente drammatici, in una progressione seriale che diventa particolarmente vivace nei brani più concisi, nei quali i ragazzi dimostrano di essere abili tessitori di suoni senza eccedere in ampollosità. Certo, alcuni omaggi un po’ vistosi (gli arpeggi rimandano spesso ad un “The Dreadful Hours”) dimostrano come la band tenda a mantenersi entro i limiti di formule già sentite, senza rendersi protagonista di chissà quali slanci innovativi, tuttavia buona parte di queste canzoni – costruite sul vagare e divagare coi pensieri, sul guardarsi attorno e sul riflettere – non dovrebbero faticare a destare l’interesse di coloro che hanno davvero a cuore questo particolare filone musicale. La sensibilità compositiva alla base di “The Void…” è quella di un gruppo competente che in certi casi sa arrivare anche a picchi di grande finezza.