8.0
- Band: IOTUNN
- Durata: 01:08:29
- Disponibile dal: 25/10/2024
- Etichetta:
- Metal Blade Records
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Si sono fatti attendere tre anni, gli Iotunn di Jesper Gräs, dopo aver terremotato la scena del melodic death metal progressivo con “Access All Worlds”, uscito nel 2021. Tre lunghi anni di gestazione che hanno visto uscire sporadici singoli e un medley acustico del primo disco, in grado ovviamente di mantenere alta la voglia a chi conosce questa formazione di ascoltarne il successore.
Dopo aver ascoltato parecchie volte “Kinship” – questo il titolo del nuovo lavoro in studio – con una intrigante copertina firmata dall’artista Saprophial, possiamo solo dire che è valsa la pena aspettare: tutto ciò che era presente in “Access All Worlds” viene riconfermato, rifinito e messo sotto a una nuova veste.
I riferimenti dei danesi sono sempre quelli: Dark Tranquillity, Amorphis, Katatonia e in generale tutte quelle band in grado di far percepire all’ascoltatore quella sensazione di freddo e solitudine che contraddistinguono determinati paesaggi nordici, ammantate però di un’aura ‘spaziale’ derivata dalla passione di Gräs per il rock psichedelico anni Settanta.
La splendida voce di Jón Aldará – già nella formazione doom metal Hamferð – ancora più che nel primo album, è valorizzata dai passaggi che vanno dall’acustico al più sferzante death di origine nordica, come facilmente assimilabile dalla prima “Kinship Elegiac”, quasi quattordici minuti di canzone dove gli Iotunn riprendono in mano quanto lasciato inciso nel 2021 e riescono a farlo suonare ancora fresco e innovativo nonostante la proposta sia sempre quella.
Brani lunghi per quasi un’ora e dieci minuti di musica, in cui però ci si perde come fra gli alberi di una foresta innevata, un po’ come vorrebbe forse il concept del disco dedicato al rapporto fra l’uomo e la natura, attraverso gli occhi di una tribù primitiva. Tale ‘fratellanza’ si esprime ed esplora un territorio selvaggio ed incontaminato, muovendosi fra “Mistland” e “Twilight”, entrambe con un incedere sferzante, ed in cui Aldará ha modo di sfoggiare il suo growl altamente espressivo e sofferto, mentre echi di Katatonia e Opeth ci riportano sonoramente a quel classico spleen nordico onnipresente in tutto l’album.
Ingredienti della bellezza di questo lavoro sono il talento non solo di Gräs e Aldará, ma anche di Eskil Rask al basso e Bjørn Wind Andersen alla batteria, capaci di tenere in piedi una muraglia ghiacciata incessante e sempre pronta a variare fra blast-beat e stacchi più acustici, come quelli che impreziosiscono “The Coming End” e “Earth To Sky”, mentre Jens Nicolai Gräs alla seconda chitarra si fonde, si rincorre e cesella il lavoro del resto della band.
Un’alchimia capace di portare brani come il singolo “I Feel The Night” a trovare una espressività tutta particolare, in una conclusione in discesa decisamente virata sul black metal – salvo per la ballad “Iridescent Way”, che pesca a piene mani dall’esperienza acustica della band. L’inizio di “Earth To Sky”, con una sfuriata di blast-beat e chitarre velocissime che sembra citare i primi Enslaved, non dimentica quell’atmosfera di malinconia e decadenza che permea tutto il disco e sfocia in un suntuoso coro, il quale evidenzia la bravura incredibile della band nel passare da un registro all’altro.
A chiudere il lavoro altri undici minuti di brano: “The Anguished Ethereal”, summa di quanto proposto fino ad adesso e avvio verso una conclusione dolceamara e tragica, come solo questo tipo di sonorità sa trasmettere a chi ascolta: sarà un po’ anche merito di Jacob Hansen che ha registrato e mixato l’album, ma a noi sembra che gli Iotunn abbiano preso la via giusta, con un lavoro che trasuda passione e riesce a trasmettere contemporaneamente una sensazione di misticismo nordico, insieme a quella durezza tipica del death metal melodico.
Probabilmente “Kinship” non piacerà a tutti, specialmente a chi non tollera minutaggi lunghi e molte variazioni di percorso, ma coloro che avranno tempo e voglia troveranno in questo disco un porto sicuro dove attraccare, come un manto di foglie e ghiaccio sotto cui nascondersi in attesa che ritorni la primavera.