7.0
- Band: IRA
- Durata: 00:44:05
- Disponibile dal: 03/09/2012
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Primo full-length per questo quartetto lombardo, attivo dall’ormai lontano 1997; nove tracce all’insegna di un death metal scattante e affilato, mescolato a una forte sensibilità melodica, spesso tradotta attraverso un riffing di chitarra piuttosto agile, varie armonizzazioni e qualche break acustico. I Death di “Symbolic” paiono chiaramente la prima influenza degli Ira, ma volendo inquadrare al meglio la proposta, si potrebbero chiamare in causa anche i Megadeth d’annata per le sezioni più controllate e, volendo rimanere in Italia, certi Electrocution e i Node di “Sweatshops”. Tra l’altro, il chitarrista/cantante Giuseppe “Rex” Caruso ha anche fatto parte di questi ultimi tra il 2008 e il 2009, registrando le parti vocali del poco fortunato “In The End Everything Is A Gag”. Comunque, messa così, il sound degli Ira potrebbe dare un’idea di consuetudine, di “già visto e sentito”… e, in effetti, il filone è più o meno quello lanciato da Chuck Schuldiner attorno alla metà degli anni Novanta e poi portato avanti da una marea di epigoni in seguito. Definire i Nostri l’ennesima superflua aggiunta a questa schiera sarebbe forse ingiusto, almeno quanto definirli un fulmine di originalità: diciamo che il quartetto si pone tutto sommato nel mezzo, percorrendo, certo, una strada già battuta da altri, ma facendolo mettendoci un minimo di farina del proprio sacco, inserendo appunto qua e là qualche sapore e una linearità più vicina al thrash o al classic metal, cercando per quanto possibile di sfuggire alle paludi dell’anonimato; magari non sempre riuscendoci, ma almeno producendo un apprezzabile sforzo. Dopo tutto, la band ha in dote una buona ispirazione e si appoggia a una preparazione tecnica e ad una resa sonora più che valide. “The Syndrome Of Decline”, insomma, è il classico album “di genere” ben confezionato e che si lascia ascoltare, con la fortuna, in questo caso, di poter vantare anche un paio di episodi un po’ più sopra la media, come le dinamiche “Lost In Pain” e “No Hope”, poste rispettivamente a inizio e fine di tracklist. In definitiva, gli Ira esordiscono ufficialmente con un buon prodotto, dove la capacità di coinvolgimento emotivo riesce a tratti a compensare e ad andare oltre gli eventuali difetti di personalità. Per il momento, c’è di che essere soddisfatti.