IRON ANGEL – Hellish Crossfire

Pubblicato il 22/10/2025 da
voto
8.5
  • Band: IRON ANGEL
  • Durata: 00:41:19
  • Disponibile dal: 01/07/1985
  • Etichetta:
  • Steamhammer Records

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Tra i musicisti metal scomparsi prematuramente nel corso del 2025, vi è anche il frontman di quella che in tanti considerano la speed metal band europea per antonomasia: ci riferiamo naturalmente ai teutonici Iron Angel e al loro compianto vocalist (e fondatore) Dirk Schroder, il cui nome avrebbe forse meritato qualche attenzione in più da parte di pubblico e addetti ai lavori.
Malgrado i mesi trascorsi dalla sua scomparsa, non potevamo assolutamente esimerci dal rievocare un’autentica gemma,  rigorosamente made in Europe, del filone più rapido e affilato della nostra musica preferita: l’esordio “Hellish Crossfire”, infatti, è un concentrato di tutti quegli stilemi associati tendenzialmente a realtà d’Oltreoceano, come i Razor o gli Agent Steel, basati quindi su un sapiente e graffiante utilizzo dei riff, e con alle spalle della proverbiale coppia d’asce una batteria smitragliante che non lascia spazio alcuno a chi sentisse il bisogno di riprendere fiato. Senza poi dimenticarci, ovviamente, del comparto vocale gestito dallo stesso Dirk, maligno e grezzo come ben si addice ad una formazione che non ha lesinato a mettere in chiaro i tratti salienti dello speed/thrash, con in più una spruzzata – ridotta e leggera – di power old-school come collante.
Considerando che parliamo di un album uscito nel 1985, capite bene che ci sarebbe solo da esserne orgogliosi, anche perché riteniamo che poche band, nei confini europei in quel periodo, avessero centrato così bene l’estro tipicamente speed metal, senza sfociare nel thrash teutonico che ben conosciamo. Potremmo menzionare i loro connazionali Living Death e Warrant, ma – a titolo personale – non riteniamo i loro esordi sfavillanti quanto il qui presente “Hellish Crossfire”, di cui sarebbe superfluo analizzare la tracklist brano per brano, in quanto parliamo di un’autentica rasoiata di quaranta minuti, i quali trascorrono come se fossero meno della metà, lasciando con un discreto dolore al collo e una voglia irrefrenabile di gettarsi nella mischia con addosso gilet di pelle e cintura borchiata.

Volendo fare degli esempi, nella selezione corrente possiamo trovare tetri sfoggi di ferocia come “Black Mass” e “Legions Of Evil”, così come autentici inni alla passione nuda e pura per l’heavy metal, e tra questi potremmo citare proprio i confini stessi dell’album, che inizia sulla immortale “The Metallian” per poi congedarsi a passo di marcia su “Heavy Metal Soldiers”, degne ambasciatrici di un amore incondizionato e sanguigno per questa musica, concretizzatosi in un prodotto che ancora oggi andrebbe trattato e argomentato molto di più, perlomeno all’interno della nicchia cui appartiene.
Crea un certo dispiacere sapere che il successivo “Winds Of War”, dodici mesi più tardi, avrebbe rappresentato un prosieguo buono, ma non eccelso, nonché l’ultimo vagito prima di una pausa durata oltre trent’anni, fino all’uscita di due ottimi ritorni come “Hellbound” (2018) e “Emerald Eyes” (2020), destinati purtroppo a non ricevere mai un ulteriore seguito, data la prematura scomparsa di Schroder.
Siamo ben consci che non si tratti di un lavoro su cui investire grandi fiumi di parole e/o argomentazioni altolocate, ma considerando il suo valore oggettivo, nonché l’enorme patrimonio storico rappresentato dal classic metal nelle sue numerose forse, riteniamo che vada benissimo così; nella speranza di far affiorare dei bei ricordi agli appassionati e, nel contempo, invogliare eventuali nuovi adepti a riscoprire uno degli album più rappresentativi, e spesso sottovalutati, di un intero sotto-filone.

TRACKLIST

  1. The Metallian
  2. Sinner
  3. Black Mass
  4. The Church Of The Lost Souls
  5. Hunter In Chains
  6. Rush Of Power
  7. Legions Of Evil
  8. Wife Of The Devil
  9. Nightmare
  10. Heavy Metal Soldiers
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