7.5
- Band: IRONFLAME
- Durata: 00:39:15
- Disponibile dal: 01/07/2022
- Etichetta:
- High Roller Records
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Con un logo tutto nuovo e una copertina che trasuda nuovamente epicità da ogni sfumatura, si presenta al mondo il quarto lavoro in studio del progetto Ironflame, gestito interamente dal talentuoso polistrumentista statunitense che risponde al nome di Andrew D’Cagna, che immediatamente prima dello scoppio della pandemia ci aveva deliziato con un terzo album davvero di valore.
La formula del nuovo “Where Madness Dwells” è sempre più o meno la stessa, anche se si percepisce un lievissimo allontanamento dalle sonorità tipicamente epic metal di stampo heavy/power con qualche deriva oscura qui e là, mitigate nella loro essenza da una maggiore componente legata all’heavy metal nudo e puro, con più di qualche richiamo alle radici britanniche del genere. Non a caso, lo stesso Andrew ha dichiarato di essersi ispirato ancora di più agli Iron Maiden, anche se rimangono ben riconoscibili le derive più power-oriented rese popolari nel corso dei decenni da Riot, Helloween e più recentemente Hammerfall.
La tracklist di base risulta tutto sommato piuttosto breve, in piena tradizione anni ’80, grazie ai soli otto brani che la compongono (senza contare le due bonus track, non presenti nella versione da noi ascoltata), di cui il primo “Everlasting Fire” sembra essere stato composto ad hoc per adempiere a quanto da noi espresso nelle righe precedenti: si tratta infatti di quattro minuti e mezzo di metallo classico e dal retrogusto maideniano, sorretto da un ritornello tanto prevedibile quanto efficace nelle sue soluzioni melodiche e verbali. Ad esso segue la più accelerata “Under The Spell”, che tira fuori quel sapore compositivo reso celebre dal grande Mark Reale, portandoci a scapocciare come matti e a cantare a pieni polmoni per l’intera durata, lasciandoci poi il tempo per riprendere il fiato, senza però distogliere l’attenzione dal tripudio metallico che stiamo ascoltando: “Kingdom Of Lies” parte come una via di mezzo tra una cavalcata e un midtempo, che accelera però in concomitanza del ritornello, mentre “A Funeral Within” rallenta interamente il timing, proponendo nel contempo un testo accostabile quasi a un brano epic doom.
Terminata la prima metà possiamo dire che, pur non essendoci particolari colpi di genio, è difficile trovare dei difetti effettivi a quanto sentito, dal momento che non vi sono stonature, brani sottotono, parti strumentali enfatizzate male o cose simili a rovinare la buona riuscita del prodotto, e la partenza col botto della seconda metà risulta rassicurante sotto questo aspetto: “Ready To Strike” rende infatti onore al proprio titolo colpendo letteralmente in faccia l’ascoltatore con un mazzafrusto d’acciaio, trattandosi di una rasoiata heavv metal con tutti i crismi, provvista peraltro di un assolo di chitarra encomiabile. Similmente, l’accoppiata composta da “The Phantom Flame” e “A Curse Upon Mankind” riesce a tenere alta l’asticella con i suoi saliscendi ritmici e le sue particolari derive melodiche orecchiabili, ma assolutamente non scontate.
La conclusione è affidata, come da tradizione, al brano più lungo del pacchetto, che tuttavia si mantiene attorno ai sei minuti, onde evitare di snaturare la piega generale mantenuta dall’album per tutta la sua durata, rappresentando inoltre una conclusione di ottimo gusto, anche se, trattandosi di un midtempo invero relativamente derivativo, avremmo gradito qualche sferzata in più ad enfatizzare la conclusione di un ascolto comunque degno di più di un applauso, degno prosieguo di una discografia che ci ha dato davvero molte gioie in tutto sommato pochi anni, soprattutto se pensiamo al fatto che, in origine, il progetto Ironflame si sarebbe dovuto fermare al primo album in studio. Rimane quel leggero senso di derivativo, difficile da evitare in produzioni analoghe, ma in un settore dal rinnovamento complicato come quello classic metal lavori come questo sono dei diademi, e per questo meritano l’eventuale spesa per aggiudicarsene una copia.