7.5
- Band: IRREVERENCE
- Durata: 00:41:24
- Disponibile dal: 26/05/2014
- Etichetta:
- Nadir Music
- Distributore: Audioglobe
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Sono passati ormai quattro anni da “Upon These Ashes”, disco degli Irreverence che a dirla tutta, per via di una produzione non eccezionale e di una ispirazione a tratti latitante, non ci aveva convinto. Parecchie cose sono però cambiate nel lasso di tempo che ha portato alla realizzazione del nuovo “Shreds Of Humanity”. Innanzitutto il cambio di ben due elementi della formazione, con l’ingresso dell’ex chitarrista degli Holy Martyr, Eros Melis, e del bassista Stefano Trulla, il quale è stato ampiamente coinvolto nella composizione del lavoro in oggetto. Oltre a queste variazioni, che hanno sicuramente rimescolato le carte in gioco, il gruppo ha optato per un cambio di etichetta, passando alla Nadir Music, e soprattutto di produttore, il che ha inciso in maniera determinante. Il lavoro svolto da Tommy Talamanca, meglio noto come chitarrista e compositore dei Sadist, ha avuto infatti un effetto a dir poco notevole sul sound della band. Il thrash metal tirato e violento di estrazione tedesca con Sodom e primi Kreator come linea guida è sempre la spina dorsale del songwriting del cantante chitarrista Ricky Paioro e compagni, ma suoni definiti, naturali e secchi soprattutto per quanto riguarda la batteria, hanno donato ai brani un impatto notevole, pur valorizzando quei passaggi melodici e cambi di umore che rendono il songwriting di questo disco più versatile e meno monocorde rispetto ai precedenti. Anche le linee vocali sono qui meglio studiate e più varie, sebbene la vicinanza stilistica con il padre ispiratore Tom Angelripper dei Sodom sia sempre piuttosto evidente, cosiccome la tendenza ancora presente a una certa uniformità del cantato. A fianco di brani veloci e irruenti in classico stile Irreverence come la opener “The Dark Fields”, troviamo quindi pezzi altrettanto estremi ma meno quadrati come la titletrack e altri decisamente più melodici e articolati come “Endeavour To Live”. Tra i pezzi migliori del lotto, soprattutto in chiave live, segnaliamo “React, Reborn”, dove proprio la linea vocale e un ritornello di ottima presa giocano un ruolo determinante. Un paio di episodi un po’ più scarichi e meno convincenti a centro tracklist (“Paradox” e “Estranged”) non incidono più di tanto sulla resa complessiva del lavoro. Una copertina spettacolare a cura di Andreas Marschall, che molti conosceranno per gli artwork di artisti quali Kreator, Blind Guardian o Running Wild, rifinisce nel modo migliore un disco che a nostro avviso segna il picco qualitativo della discografia firmata Irreverence.