7.5
- Band: ISAAK
- Durata: 00:44:25
- Disponibile dal: 31/03/2023
- Etichetta:
- Heavy Psych Sounds
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Gli Isaak tornano finalmente con un nuovo album, dopo ben sette anni dall’ultimo “Sermonize”, che aveva raccolto elogi più o meno unanimi, consacrandoli tra le realtà più solide dello stoner, non solo a livello italiano.
I genovesi hanno ormai superato il traguardo dei quindici anni di carriera e, dai loro esordi con il moniker Gandhi’s Gunn e l’esuberante debutto “The Longer The Beard, The Harder The Sound”, hanno seguito un percorso di naturale evoluzione che tuttavia non ne ha alterato l’attitudine, come è giusto che sia. La loro anima è sempre legata ai suoni polverosi e fragorosi del desert rock ma, come avevamo già avuto occasione di notare con il disco precedente, la loro musica si è gradualmente arricchita di altre influenze e sonorità che la rendono più matura e completa. I momenti in cui spingono sull’acceleratore senza fermarsi troppo a pensare ricoprono sempre la parte preponderante del disco e sono un esempio di compattezza, come la title-track, uno stoner diretto e pieno di suoni saturi nello stile scanzonato dei Fu Manchu; le chitarre taglienti e spesso cariche di effetti e la sezione ritmica precisa e pulsante lavorano all’unisono con una consistenza che è assolutamente necessaria in questo genere, frutto di una formazione coesa e che negli anni ha subito poche variazioni.
Un discorso a parte merita la voce di Giacomo H. Boeddu, sempre poderosa quando si tratta di andare all’assalto, ma ora anche più ricca di sfumature. Da tutte queste premesse nascono undici brani che hanno radici ben precise ma che si diramano in diverse direzioni: ci sono parecchi riff di chiara estrazione metal ed altri più blueseggianti, il tiro punk del singolo “OBG”, massicce dosi di alternative rock e post-punk (non a caso, per la consueta cover questa volta la scelta è ricaduta su “Over The Edge” dei Wipers, proposta in versione ipervitaminica), l’atmosfera magnetica e pacata di “Except” (con ospiti due personaggi dell’underground genovese come Fabio Cuomo e Bernardo Russo); c’è tutta l’ironia che ha contraddistinto i liguri fin dal principio e, soprattutto, tanta melodia, ancor più che in passato.
Si potrebbe affermare che gli Isaak stanno seguendo la strada di quelle band che, partite dallo stoner, hanno scelto di non rimanere immobili, evidenziando una certa personalità e freschezza; con “Hey” hanno realizzato un altro centro, che potrebbe portare a quel salto di livello che fino ad ora è stato solo parziale principalmente per l’eccessiva sporadicità delle loro uscite.