6.5
- Band: IWRESTLEDABEARONCE
- Durata: 00:37:55
- Disponibile dal: 06/08/2013
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Mosca bianca all’interno dell’ambito roster Century Media, il combo made in Louisiana Iwrestledabearonce prova a staccarsi ulteriormente dai fortunati esordi schizoidi dell’omonimo EP e di “It’s All Happening” dopo le prime avvisaglie di cambiamento rintracciabili nel precedente “Ruining It For Everybody”. L’imprevedibilità, la tenacia e quel pizzico di sregolatezza mischiata a ingenuità, caratteristiche fondamentali sul muovere dei loro primi passi, vengono qui quasi definitivamente eliminate per dare spazio a strutture più fluide e armoniche, veri e propri pretesti per valorizzare la bella e persuadente (forse a tratti un po’ lineare) voce della nuova entrata Courtney LaPlante. Brani orecchiabili e dal taglio radiofonico, un maggiore occhio di riguardo alla melodia e uno snellimento generale del comparto tecnico sembrano essere i principali punti d’orientamento di questo nuovo corso, un corso votato più all’incanalamento verso determinati lidi sonori che non ad una diversificazione tanto sperata. Più curato e concreto rispetto alla tappa di transizione del suo predecessore, “Late For Nothing” sembrerebbe essere un crocevia sul quale molti fan della prima ora potrebbero mollare la presa, non tanto per un calo qualitativo esistente ma poco determinante, quanto per una netta e definitiva presa di posizione verso un percorso musicale che, oggettivamente, potrebbe piacere e non piacere. Intendiamoci, non stiamo parlando di uno stravolgimento generale nè di un cambiamento che grida allo scandalo, i Nostri hanno semplicemente deciso di affiancare alla loro consolidata base metalcore un approcio meno di nicchia, un aspetto sonoro arioso e, a tratti, quasi epico. Continuano ad esserci breakdown forsennati e furenti passaggi di puro calderone ‘core, ma il tutto è solo un mezzo per arrivare ai chiamatissimi ritornelli catchy sui quali viene permesso alla LaPlante di sfoggiare la sua ugola, ora malinconica, ora energica, ma sempre di primissimo ruolo nella sorte dei brani. Se una volta la band giocava molto sul fatto dell’imprevedibilità, ora la ricerca di una linearità di fondo sembra diventata una priorità indiscutibile, un fattore che scontenterà molti, ma che farà felici i meno pretenziosi, deliziati magari da brani convincenti come l’ultra melodica “Boat Paddle” e l’armoniosa “Firebees” – chiusa alla grande da un vero e proprio frullatore di distorsioni – o, ancora, dagli ottimi arrangiamenti di “Inside Job”. Inutile negare che, con il passare del tempo, la qualità e l’anticonformismo di una volta siano andati gradualmente scemando. Quello che ne rimane è una credibilità scarseggiante ma non del tutto sparita, almeno non fino al rientro in formazione della neo-mamma Krysta Cameron. Non che ci aspettassimo un capolavoro, ma, al terzo album, era lecito credere in qualcosa di più.