7.0
- Band: IXION
- Durata: 01:04:15
- Disponibile dal: 25/10/2024
- Etichetta:
- Finisterian Dead End
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Terminiamo l’iter promozionale del nuovo disco degli Ixion, almeno per quel che concerne le recensioni, con l’analisi di “Evolution”, quinto lavoro sulla lunga distanza per il combo francese e summa maxima dei tre EP editi fin qui nel corso del 2024. “Extinction” ad aprile, “Restriction” a giugno, “Regeneration” pochi giorni fa, il tutto contornato da cover artwork simili ma ognuno dedicato al singolo capitolo proposto, allo stesso tempo ben distinguibili fra loro ma anche chiaramente spiegabili se visti in un’ottica più allargata, proprio quella che useremo in questa sede per sezionare l’album completo.
E’ chiaro come, nel caso vogliate approfondire le tre parti minori di “Evolution”, vi si rimandi direttamente agli articoli sopra linkati. Se invece preferite avere l’idea globale a cui si accennava poco su, allora questo è il posto giusto per comprendere al meglio l’opera concettuale e discretamente progressiva che Julien Prat, polistrumentista tuttofare leader degli Ixion, ed il suo fido alleato Yannick Dilly, voce pulita, hanno concepito per la loro fatica fresca di sfornata.
Alla base di tutto, al di là del solito connubio convincente che vede l’elettronica e lo space rock sposarsi benissimo con l’atmospheric doom metal, marchio di fabbrica della musica targata Ixion, troviamo il concept, l’idea che conduce la storia narrata, ovvero l’esplorazione del rapporto conflittuale e ambiguo tra l’intelligenza umana e quella artificiale. Facile, una volta ascoltati in versione separata, rendersi conto dei tre capitoli narrativi, mentre più ardua diventa la comprensione quando si butta giù “Evolution” nella sua interezza, a tratti storditi dalla sua lunghezza, la sua reiterata solennità, l’incalzante pomposità e quel velo onirico e sonnacchioso che molto spesso permea le composizioni del duo bretone.
I brani di “Extinction”, dall’opener “The Withering Of The Flesh” alla breve “Afterlife”, raccontano il declino della civiltà e della cultura umana, in una sorta di nostalgico e drammatico momento pre-Skynet, tanto per riprendere un’entità androide tanto cara agli appassionati di fantascienza e di Terminator in particolare. Si prosegue poi lungo le cinque tracce che formano “Restriction”, da “The Laws Of Life” a “Turning Point”: qui le macchine iniziano a svegliare il loro Io, ad esserne consapevoli, a prenderne coscienza e a interfacciarsi con il già esistente mondo umano. Non crediamo però si tratti di un’aggressione brutale, nè di un odio misantropico come quello di Ultron, in quanto l’epilogo, contenuto nelle sei ultime canzoni, quelle di “Regeneration”, pare a parziale lieto fine. Umani e robot riescono difatti a convivere, integrandosi uno con l’altro, uno nell’altro, come così è, difatti, proprio “Regeneration”, un finale dedicato alla rinascita, ad un suono organico e pieno, ad una nuova vita potenziata e, probabilmente, trascendentale.
Gli Ixion hanno dunque dato alla luce una sorta di “Destroy Erase Improve” (‘distruggere’, per poi ‘cancellare’ ed infine ‘migliorare’) del doom metal atmosferico, dove le bordate paranoiche dei Meshuggah vengono sostituite dalle cadenze marziali ed epiche dei due francesi, dalla voce sognante di Dilly, da alcune melodie davvero celestiali e da una dolcezza sopra le righe, tipica di questa band. Band che va ascoltata e che si apprezza meglio quando immersi in determinati umori, empatici e fragili, crepuscolari ma volti alla riflessione sci-fi intellettuale. Un lavoro un tantino ambizioso e edito in modo contorto, ma che potrà soddisfare certamente chi sentiva la mancanza di tale gruppo più che valido.