4.5
- Band: IZEGRIM
- Durata: 00:43:50
- Disponibile dal: 15/09/2013
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Iniziamo col dire che probabilmente avrete già nella vostra collezione una serie di dischi che suonano uguali a questo “Congress Of The Insane” e che (giustamente) non li avrete ascoltati più di due o tre volte. A noi, per dovere di cronaca, invece tocca ascoltare con attenzione anche questi prodotti. Lo stile degli Izegrim è un death-thrash, composto dai cliché più triti e ritriti del genere: stop-and-go per aggiungere una manciata di secondi alle canzoni, assoli e riff messi insieme come un patchwork improvvisato ed una produzione patinata e molto trendy che cerca di sopperire con suoni e compressioni alla pochezza di un disco che, per dirla coi Darkthrone, è semplicemente “plastic, lame and weak”. Ovviamente l’esca dovrebbe essere la bionda Marloes Voskuil che alterna uno scream debole ed un growl ipereffettato; probabilmente qualcuno ha pensato che questo potesse essere ancora un punto di interesse, ma purtroppo cantanti come Angela Gossow o Sabina Classen hanno già abbondantemente dimostrato che anche una voce femminile è in grado di esprimersi in tecniche di canto tendenzialmente considerate solamente maschili ed ormai si trovano, anche senza uscire dall’Italia, band brutal o grind con ragazze che si cimentano in un growl da fare invidia a molti cantanti maschi. Scrostando quindi la patina della produzione, abbandonando il presumibile interesse per la voce, cosa resta degli Izegrim? Praticamente nulla, a parte la noia. Certo, la band merita un plauso per essere riuscita a comporre undici canzoni totalmente uguali tra di loro, talmente uguali che – a mettere il disco in loop – è letteralmente impossibile capire quando finisce e ricomincia. Magari ci sono, da qualche parte, fan incalliti degli Arch Enemy in crisi di astinenza, che potrebbero trovare un minimo interesse in questo “Congress Of The Insane”, ma anche questi resterebbero rapidamente delusi dalla nullità di questa release. L’impressione che si ha fin da subito e che resta anche dopo numerosi ascolti è quella di una band costruita a tavolino, che in quasi diciotto anni di carriera è riuscita solo a produrre quattro dischi totalmente anonimi ed il cui unico motivo di esistere potrebbe essere fare l’opener mattutino a qualche festival estivo. State alla larga da questo disco e, se vi venisse la tentazione, combattetela a suon di “Anthems Of Rebellion”.