5.0
- Band: IZEGRIM
- Durata: 00:41:21
- Disponibile dal: 25/03/2016
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Tanta buona volontà in questo nuovo album degli olandesi Izegrim, che da sola però non sorregge per intero un lavoro abbastanza prolisso (termine che fa pensare visto che il disco dura solo quaranta minuti) e che tende a non colpire del tutto l’ascoltatore, o quanto meno non positivamente. Non malissimo per quanto riguarda la proposta in sé, ma le idee stentano a superare la prova dell’attitudine e a rimarcare territori già ampiamente esplorati; i nomi che vengono in mente sono abbastanza facili da ricercare in Bolt Thrower e soprattutto Arch Enemy, di cui gli Izegrim sembrano essere una versione un po’ meno ruffiana ma anche meno interessante. In generale i quattro battono quanto basta, ma la sensazione imperante è quella di un gruppo che non ha avuto tanta voglia di ricercare il riff perfetto o la soluzione un pochino più ragionata, bensì di adagiarsi nel proprio filone e non avere nemmeno mezza intenzione di farsi notare. Ci troviamo così di fronte a brani anche piacevoli come “White Walls”, “Absolute Necessity”, la tirata “Lost In Tranquillity” o la title track, che però non lasciano alcunché una volta finiti e superati da altre cose ben più interessanti che ci troviamo ad ascoltare in questa prima parte del 2016. E perciò per quanta bontà ci sia nelle intenzioni, pezzi come la noiosetta “Endless Desire”, “Reflection of Redemption” o come l’anonima “Insanity Is Freedom” sono simboli di questo “The Ferryman’s End” molto più dei momenti funzionanti, che però, come detto, non funzionano abbastanza, non lasciando un riff che spicchi o un momento che veramente si distingua. Peccato perché, con un po’ di sforzo in più, un concept melodic death-thrash metal su cosa avviene nella mente di un condannato a morte nei momenti immediatamente antecedenti alla propria esecuzione dovrebbe funzionare alla grande vista la gamma di possibilità e soluzioni che si potrebbero utilizzare per descrivere un dramma tanto grave. O forse son proprio tali possibilità ad avere annichilito gli Izegrim, lasciandoli propendere per un’opera di più semplice elaborazione ma che, di conseguenza, sa come una birra lasciata senza tappo per ore. Non è certo un sapore che ci interessa gustare.